Dante ci ha abituati a chiamare Luca “scriba mansuetudinis Christi”, lo scrittore della dolcezza di Cristo.
Il terzo Vangelo, al pari degli altri, non porta nessuna firma. La tradizione lo attribuisce a Luca, autore pure degli Atti degli Apostoli.
Egli sarebbe il “caro medico” di Fm 24 e Col 4,14, compagno fedele di Paolo (2Tm 4,11). Le prime testimonianze risalgono al II secolo con Ireneo, il canone Muratori e Tertulliano.
Luca è l'unico autore del Nuovo Testamento che non appartiene al mondo giudaico. Probabilmente la sua patria è Antiochia e con certezza possiamo dire che è di lingua e cultura greca.
La sua terminoligia è, quindi, più precisa e il suo scritto risulta più ricco di notizie, più autobiografico su Gesù di Nazareth. Egli è dottore due volte perchè medico e perchè dotto e si impegna a presentare un messaggio che, fedele nella sostanza, possa facilmente essere recepito da tutti.
Il suo Vangelo, che pone in luce l'universalità della salvezza e la predilezione di Cristo verso i poveri, offre testimonianze originali come il vangelo dell'infanzia, le parabole della misericordia e annotazioni che ne riflettono la sensibilità verso i malati e i sofferenti.
Gli studiosi fissano indicativamente verso gli anni 80-90 la data di composizione del Vangelo secondo Luca, mentre il Vangelo secondo Marco è già composto e circolante.
Il Gesù di Luca si autodefinisce colui che ”è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Lc19,10).
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