domenica 2 settembre 2012

Io non sono martiniano, sono cattolico. Cosa possiamo fare per l'anima del cardinal Martini


Vedendo il mare di sperticati elogi ed esaltazioni sbracate del cardinale Martini sui giornali di ieri, mi è venuto in mente il discorso della Montagna dove Gesù ammonì i suoi così:  Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi” (Luca 6, 24-26).  

I veri discepoli di Gesù infatti sono segno di contraddizione: “Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo (…) il mondo vi odia. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 16, 18-20).
Poi Gesù indicò ai suoi discepoli questa beatitudine: “Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli” (Luca 6,20-23).
Una cosa è certa, Martini è sempre stato portato in trionfo sui mass media di tutto il mondo, da decenni, e incensato specialmente su quelli più anticattolici e più ostili a Gesù Cristo e alla sua Chiesa.
Che vorrà dire? Obiettate che non dipendeva dalla sua volontà? Ma i fatti dicono che Martini ha sempre cercato l’applauso del mondo, ha sempre carezzato il Potere (quello della mentalità dominante) per il verso del pelo, quello delle mode ideologiche dei giornali laicisti, ottenendo applausi ed encomi.
E’ stato un ospite assiduo e onorato dei salotti mediatici fino ai suoi ultimi giorni.
O vi risulta che abbia rifiutato l’esaltazione strumentale dei media che per anni lo hanno acclamato come l’Antipapa, come il contraltare di Giovanni Paolo II e poi di Benedetto XVI?
A me non risulta. Eppure avrebbe potuto farlo con parole ferme e chiare come fece don Lorenzo Milani quando la stampa progressista e la sinistra intellettuale e politica diceva: “è dei nostri”.
Lui rispondeva  indignato: “Ma che dei vostri! Io sono un prete e basta!”. Quando cercavano di usarlo contro la Chiesa, lui ribatteva a brutto muso: “in che cosa la penso come voi? Ma in che cosa?”, “questa Chiesa è quella che possiede i sacramenti. L’assoluzione dei peccati non me la dà mica L’Espresso. E la comunione e la Messa me la danno loro? Devono rendersi conto che loro non sono nella condizione di poter giudicare e criticare queste cose. Non sono qualificati per dare giudizi”.
E ancora: “Io ci ho messo 22 anni per uscire dalla classe sociale che scrive e legge L’Espresso e Il Mondo. Devono snobbarmi, dire che sono ingenuo e demagogo, non onorarmi come uno di loro. Perché di loro non sono”, “l’unica cosa che importa è Dio, l’unico compito dell’uomo è stare ad adorare Dio, tutto il resto è sudiciume”.
Queste meravigliose parole di don Milani, avremmo voluto ascoltare dal cardinale, ma non le abbiamo mai sentite. Mai. Invece ne abbiamo sentite altre che hanno sconcertato e confuso noi semplici cattolici. Parole in cui egli faceva il controcanto puntuale all’insegnamento dei Papi e della Chiesa.
Tanto che ieri “Repubblica” si è potuta permettere di osannarlo così: “non aveva mai condannato l’eutanasia”, “dal dialogo con l’Islam al sì al preservativo”.
Tutto quello che le mode ideologiche imponevano trovava Martini dialogante e possibilista: “non è male che due persone, anche omosessuali, abbiano una stabilità e che lo Stato li favorisca”, aveva detto.
E’ del tutto legittimo – per chiunque – professare queste idee. Ma per un cardinale di Santa Romana Chiesa? Non c’è una contraddizione clamorosa? Cosa imporrebbe la lealtà?
Quando un cardinale afferma: “sarai felice di essere cattolico, e altrettanto felice che l’altro sia evangelico o musulmano” non proclama l’equivalenza di tutte le religioni?
Chi ricorda qualche vibrante pronunciamento di Martini che contraddiceva le idee “politically correct”? O chi ricorda un’ardente denuncia in difesa dei cristiani perseguitati?
Io non li ricordo. Preferiva chiacchierare con Scalfari e – sottolinea costui – “non ha mai fatto nulla per convertirmi”. Lo credo. Infatti Scalfari era entusiasta di sentirsi così assecondato nelle sue fisime filosofiche.
Nella seconda lettera a Timoteo, san Paolo – ingiungendo al discepolo di predicare la sana dottrina – profetizza: “Verranno giorni, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità, per volgersi alle favole” (Tm 4, 3-4).
Nella sua ultima intervista, critica con la Chiesa, Martini si è chiesto dove sono “uomini che ardono”, persone “che hanno fede come il centurione, entusiaste come Giovanni Battista, che osano il nuovo come Paolo, che sono fedeli come Maria di Magdala?”.
Evidentemente non ne vede fra i suoi adepti, ma nella Chiesa ce ne sono tantissimi. Peccato che lui li abbia tanto combattuti, in qualche caso perfino portandoli davanti al suo Tribunale ecclesiastico. Sì, questa è la tolleranza dei tolleranti.
Martini ha incredibilmente firmato la prefazione a un libro di Vito Mancuso che – scrive “Civiltà cattolica” – arriva “a negare o perlomeno svuotare di significato circa una dozzina di dogmi della Chiesa cattolica”.
Ma il cardinale incurante definì questo libro una “penetrazione coraggiosa” e si augurò che venisse “letto e meditato da tante persone” (del resto Mancuso definisce Martini “il mio padre spirituale”).
Dunque demolire i dogmi della fede non faceva insorgere Martini. Ma quando due giornalisti – in difesa della Chiesa – hanno criticato certi intellettuali cattoprogressisti, sono stati da Martini convocati davanti alla sua Inquisizione milanese e richiesti di abiura.
Che paradosso. L’unico caso, dopo il Concilio, di deferimento di laici cattolici all’Inquisizione per semplici tesi storiografiche porta la firma del cardinale progressista. “Il cardinale del dialogo”, come lo hanno chiamato Corriere e Repubblica.
I giornali sono ammirati per le sue massime. Devo confessare che io le trovo terribilmente banali . Per esempio: “emerge il bisogno di lotta e impegno, senza lasciarci prendere dal disfattismo”.
Sembra Napolitano. Grazie al cielo nella Chiesa ci sono tanti veri maestri di spiritualità e amore a Cristo. L’altro ritornello dei media è sull’erudizione biblica di Martini. Senz’altro vera.
Ma a volte il buon Dio mostra un certo umorismo. E proprio venerdì, il giorno del trapasso di Martini, la liturgia proponeva una Parola di Dio che sembra la demolizione dell’erudizione e della “Cattedra dei non credenti” voluta da Martini, dove pontificavano Cacciari e altri geni simili.
Scriveva dunque san Paolo che Cristo lo aveva mandato “ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio.
Sta scritto infatti: ‘Distruggerò la sapienza dei sapienti e annullerò l’intelligenza degli intelligenti’. Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dov’è il sottile ragionatore di questo mondo? Dio non ha forse dimostrato stolta la sapienza del mondo? Poiché… è piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione… Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1Cor 1, 17-25).
E il Vangelo era quello delle dieci vergini, dove Gesù – ribaltando i criteri mondani – proclama “sagge” quelle che hanno conservato la fede fino alla fine e “stolte” quelle che l’hanno perduta.
Spero che il cardinale abbia conservato la fede fino alla fine. Le esaltazioni di Scalfari, Dario Fo, “Il Manifesto”, Cacciari gli sono inutili davanti al Giudice dell’universo (se non saranno aggravanti).
Io, come insegna la Chiesa, farò dire delle messe e prenderò l’indulgenza perché il Signore abbia misericordia di lui. E’ la sola pietà di cui tutti noi peccatori abbiamo veramente bisogno. E’ il vero amore. Tutto il resto è vanità.
Antonio Socci

giovedì 16 agosto 2012

Chi è il sacerdote e perchè la Madonna ci invita a pregare per i sacerdoti

San Clemente I rivolge ai Sacerdoti un accorato invito: "Obbediamo alla magnifica e gloriosa Volontà di Dio. Prostriamoci davanti al Signore supplicandoLo di essere miseri­cordioso e benigno. Convertiamoci sinceramente al Suo Amore. Ripudiamo ogni opera di male, ogni specie di discordia e gelosia, causa di morte. Siamo dunque umili di spirito, o Fratelli. Rigettiamo ogni sciocca vanteria, la superbia, il folle orgoglio e la collera. Mettiamo in pratica ciò che sta scritto. Ricordiamo soprattutto le parole del Signore Gesù quando esor­tava alla mitezza e alla pazienza: Siate misericordiosi per ottenere misericordia; perdonate, perchè anche a Voi sia perdo­nato; come trattate gli altri, così sarete trattati anche voi; donate e sarete ricambiati; non giudicate, e non sarete giudi­cati; siate benevoli, e sperimenterete la benevolenza; con la medesima misura con cui avrete misurato gli altri, sarete misurati anche voi.

Bisogna ammettere che, sono state profetiche le parole del Cardinale Newman: "Molti ecclesiastici si sono lasciati andare ad una vita di mollezza. Non intendono più il valore della loro chiamata alla vita di povertà, umiltà e castità. Spogliatevi ora di questi ornamenti del mondo che adescano ed intrappolano le vostre anime, fratelli miei; e distruggono la vostra vocazione. Gli anni che vi rimangono sono pochi per recuperare il gregge che avete disperso. Svegliatevi ora dal vostro sonno... O fratelli miei, sono pienaniente consapevole dei vostri dilemmi e degli errori che si sono inipossessati di voi. La vostra obbedienza deve essere data all'Eterno Padre. Non ci sarà alcuna giustifi­cazione per l'uomo che favorisce l'errore e l'eresia!... Tornate indietro, fratelli miei...".
Quanti Sacerdoti sono portati fuori il solco della santità a causa delle amicizie umane? Se si guardasse il Sacerdote con gli occhi dell'anima, si vedrebbe in Lui un essere divino, eletto da Dio, in quanto è "Luce del mondo" (Mt 5,11). Ma questa "Luce" deve essere anche sostenuta e ricaricata dalle preghiere che ogni giorno si dovrebbero innalzare nel mondo per tutti i Sacerdoti. Oggi non si prega molto per i Sacerdoti, anche perché general­mente si prega poco: Sarebbe una grande cosa, se il mondo intero ogni giorno recitasse questa bella preghiera di Padre Pio da Pietrelcina: "Dio Onnipotente ed Eterno, che vuoi la salvezza di tutti gli uomini e non vuoi che alcuno perisca, dona al mondo Sacerdoti Santi, perché il Loro esempio trascini gli altri a conoscerti meglio, ad amarti di più e a servirti come a Te conviene. Amen".

Quale migliore esempio di Sacerdote è proponibile oggi come Padre Pio? Quanta preghiera, quanto amore alla Santissima Trinità, alla Madonna ed al Papa, quanta penitenza e digiuno, quanto amore per le anime da portare nel corpo, per cinquanta anni le stimmate, piaghe aperte e sanguinanti, che causano sofferenze atroci. Perché? Perché ha vissuto piena­mente la Sua missione, che non è la stessa per ogni Sacerdote, ma Egli ha vissuto la Sua come meglio non poteva.

Ogni Sacerdote deve ripresentare nella Sua persona la stessa Persona di Gesù. Deve avere i Suoi sentimenti, desiderare con gli stessi desideri di Gesù, cercare ciò che è lontano da Lui, amare coloro che non Lo amano; rivivere la Sua identica Passione. Sì, essere pronto a ricevere le stesse pene subite da Gesù nel giorno della Sua morte.

Il Sacerdote incarna Gesù nella misura che Si impersona in Gesù. Se il Sacerdote è l'Uomo di Dio (Homo Dei), ogni Sua azione o pensiero deve essere divina. Altrimenti, come potrà Gesù dire ai Suoi Sacerdoti: "Voi siete il sale della terra" (Mt 5,13)? Il sale dona sapore, condisce e conserva, ma "se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà salare?" (Mt 5,13).
Se il sole non darà più calore, non avrà più senso chia­marlo sole. Così il Sacerdote che non prega, non Si sacrifica, non piange e non digiuna per l'umanità, in quanto, "a null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini" (Mt 5,13).Il Sacerdote ha bisogno di avere, grandi lumi, molta pru­denza, dedizione senza limiti e instancabile pazienza. Gesù ha potuto compiere la missione come meglio non si poteva, ma Tu hai dei limiti. Nessuno ti chiede di ripetere la stessa missione di Gesù, perché era Uomo-Dio, ma certamente tutti vogliono vederTi agire sempre con lo Spirito dell'Uomo-Dio. Sarà facile se amerai con tutto il cuore Gesù e seguirai i Suoi insegnamenti.

domenica 17 giugno 2012

LA BUONA POLITICA è POSSIBILE - Riflessione per i politici cattolici che hanno perso "sale" in tempo di crisi


 
S. Caterina aveva una concezione eminentemente etica dei governanti, nelle sue numerose lettere che ha scritto, li esortava alla lotta contro il male, per l’affermazione del bene: “piuttosto dobbiamo eleggere di perdere le cose temporali e la vita del corpo, che le cose spirituali e la vita della grazia…” Per l’uomo politico non basta dunque dominare gli uomini e le cose, ma soprattutto, bisogna, raggiungere il perfetto dominio di sé. Quello che conta maggiormente è la “signoria dell’anima”, che nessuno può togliere agli uomini se loro si comportano secondo giustizia divina. Gli antichi romani, già conoscevano questa signoria, il grande Seneca affermava: “Imperium sibi maximum imperium est”, una affermazione che in Caterina acquistava un significato eminentemente cristiano: la padronanza di sé per compiere il bene. A questo proposito, è significativo quello che scrive la santa ai Signori e difensori di Siena: “scrivo a voi con desiderio di vedervi veri signori con cuore virile, cioè che signoreggiate la propria sensualità, con vera e reale virtù, seguitando il nostro Creatore. Altramenti non potreste tenere giustamente la signoria temporale, la quale Dio vi ha concessa per sua grazia. Conviensi dunque che l’uomo che ha a signoreggiare altrui e governare, signoreggi e governi prima sé”.

  S. Caterina si rendeva conto che gli uomini erano fragili e limitati, per questo era indispensabile che ciascun essere umano prendesse coscienza del proprio limite di creatura.

L’uomo di governo dev’essere umile, una virtù che gli permette, di essere libero e di darsi interamente “con grande sollecitudine” e con “affettuoso amore”, al servizio dei sudditi e della patria. Secondo S. Caterina, deve acquisire la virtù della santa pazienza, che non è quella del significato politico del saper attendere, temporeggiare, questa è arte politica o diplomatica. “La pazienza per S. Caterina è un atteggiamento interiore dello spirito che dà la capacità di ‘sostenere’ con dolce fortezza fondata sulla dimenticanza di sé ‘ogni pena, tormento e tribolazione’”. Pertanto per S. Caterina l’uomo che sale al potere, non deve pensare di trovare in esso “diletto e riposo”, ma deve sapere che troverà dolore.

La santa di Siena era consapevole delle miserie umane degli uomini politici e di potere. Sapeva quale era la dura realtà: avidità, gelosie, egoismi, intrighi, slealtà, violenze.. Il principe e signore deve conoscere, valutare e rispettare il dolore in sé e negli altri, e quando la croce stende la sua immensa ombra su tutta la patria egli, forte nella sventura militare nell’insuccesso politico e in ogni altra contrarietà, “si veste della pazienza di Cristo crocifisso, riposasi con questa dolce e gloriosa virtù nel mare tempestoso delle molte fatighe”. Questa è la virtù che vince sempre. Per S. Caterina non ci potrà mai essere un grande e vero capo di governo, senza la lotta dolorosa interiore ed esteriore, senza sofferenza, senza sforzo, senza “abbracciarci con la santissima croce, dove noi troveremo l’amore ineffabile, gustando il sangue di Cristo”.

Il Principe ideale di Caterina non è quello che sa mantenere il potere, ma colui che sa essere grande dinnanzi a Dio nella perfezione morale. Caterina fa coincidere il vantaggio dei popoli, il benessere sociale, con la grandezza morale e cristiana di chi governa. La grandezza di un principe per S. Caterina si basa sempre sull’umiltà, nel dolce spogliamento di sé, che invita Dio a venire nell’anima, così si possono fare grandi opere.  Nell’ascetica cateriniana, l’uomo trova il giusto posto come creatura creata da Dio e redenta dal Figlio.

La personalità ideale del cristiano che esercita il potere politico, si compenetra nella carità, soltanto così si può compiere ogni giustizia e dalla quale nascono le buone opere. Caterina insegna al principe anche di perdere il potere se non può attuare il bene di tutti, al contrario di Machiavelli che al suo Principe insegna di sapere commettere il male per conservare il potere. L’uomo che è al potere “deve servire con grande diligenzia il prossimo suo”. In pratica anche se è difficile dirigere la vita degli uomini a fini alti, S. Caterina chiede l’eroismo cristiano al suo principe, ricordandogli che può fare tutto con l’aiuto di Dio, nella partecipazione alla vita della Grazia, che è il sangue di Cristo.

Nessuno ha saputo più di Caterina adorare il Sangue Divino di Gesù, nessuno più di lei ha saputo comunicare agli uomini, l’amore, il bisogno del “dolcissimo Sangue…nel quale si spegne ogni odio e guerra…si pacifica il cuore e l’anima”.

Ed è proprio in questo Sangue che S. Caterina conduce “i signori e governanti a conquistare quella perfezione cristiana del loro stato, che è conformazione a Cristo Crocifisso, nella cui luce la santa diplomatica senese ha visto e ci ha dato la nobile personalità morale dell’uomo di governo…”

  Nelle lettere agli uomini di Stato S. Caterina fa emergere sempre esclusivamente il carattere morale e spirituale, quasi mai ci sono norme pratiche sull’esercizio del buon governo. La santa è convinta che una volta che l’uomo é formato al bene e alla giustizia non potrà che compiere azioni giuste e virtuose, questo vale anche per il governante. Del resto, per S. Caterina ogni problema sociale e politico appare come un problema morale, ella dà tuttavia valore anche alla parte ‘pratica’ dell’attività politica, anche perché ci sono uomini buoni, ma che non sanno governare.

A base di ogni grande costruzione politica e sociale c’è la realizzazione della giustizia, che caratterizza ogni attività politica, ogni azione individuale e sociale del principe della nostra santa. Ma la giustizia deve essere sempre “condita con misericordia, perché ella esce dalla fontana della carità”.

“l’uso della misericordia nell’esercizio della giustizia non diminuisce però la coscienza di quello ch’è dovuto alla repressione del male. In un regime ben ordinato, fare giustizia è un dovere dell’autorità, perciò, non è permesso al signore di tollerare il male. Per la santa occorre sempre una giustizia regolata dalla carità. Certo Santa Caterina sa che è presente nel governante il pericolo di lasciarsi trasportare nella repressione per propria passione, ma c’è anche l’altro pericolo della pazienza inerte di fronte a colpe che possono esporre la società intera al male. Comunque sia per la santa, la giustizia perfetta, potrà attuarla, soltanto “colui che giustamente ha giudicato sé”, cioè, colui che virilmente ha sottomesso sé “alla regola della giustizia”, nel distacco da sé e dal mondo, nell’amore di Dio e delle virtù. Quindi soltanto l’uomo forte, buono e umile, che ha conosciuto la Verità di Dio sarà capace di realizzare la giustizia perfetta.

E’ presente in S. Caterina il concetto di giustizia sociale con al centro e come fine la persona umana, una giustizia che si appoggia sui diritti naturali della persona umana, che sfociano nei diritti religiosi, morali, giuridici, economici. L’uomo di governo nella sua attività, deve riconoscere e difendere la dignità personale del cittadino e il suo sviluppo.

Un’ultima annotazione, proprio leggendo le tante lettere della santa di Siena: “Non si può non domandarci come ella potesse pretendere da uomini comuni del suo tempo tanta virtù; come potesse richiedere un simile sforzo, un superamento così assoluto dell’umano, una così perfetta vita della Grazia, in quella che può sembrare l’attività che più difficilmente l’uomo riesce a mantenere conforme ai comandi divini”. Eppure S. Caterina con la sua grande semplicità è riuscita a parlare a chiunque e a ottenere anche numerose conversioni dei loro cuori. Lo si nota leggendo le lettere inviate allo stesso personaggio, come Niccolò Soderini, uno dei Priori dell’Arti della città di Firenze, è un grande miracolo come la santa “…sapesse con rara sapienza trarre quegli uomini rudi e lontani dalle finezze dello spirito, ad alta perfezione morale”.

Preghiamo per il Card. Carlo Maria Martini


Non sempre sono condivisibili le posizioni di Mario Palmaro, almeno in approccio e metodo più che di sostanza, ma stavolta il ragionamento svolto sulla materia non fa una piega. Neanche una. Chi ha responsabilità prenda amorosi e decisi provvedimenti.
Il cardinale Carlo M. Martini si dichiara a favore del riconoscimento dei “matrimoni” tra omosessuali da parte dello Stato. Così hanno scritto nei giorni scorsi molti giornali italiani, dando alla notizia grande rilievo.

Di fronte a questo genere di faccende, il mondo cattolico "ufficiale" abbozza una serie di reazioni che in ordine logico e temporale si possono riassumere così: primo, chissà che cosa avrà detto esattamente il cardinale, e che cosa gli hanno fatto dire i giornali; secondo, il card. Martini è un uomo profetico, quindi le sue parole vanno inserite nel contesto e non estrapolate in modo strumentale; terzo, visto che la materia scotta, meglio far finta che non sia successo niente; quarto, se anche il card. Martini avesse detto davvero quello che ha detto, bisogna far finta di niente perché non si può criticare un cardinale, per evitare scandalo e divisioni nella Chiesa; quinto, se qualcuno fra i cattolici critica Martini, peste lo colga, perché così facendo rompe la consegna del silenzio e disturba la quiete della buona gente cattolica.

Purtroppo, si tratta di un protocollo terapeutico francamente fallimentare: una sequenza di manovre che farà immancabilmente morire il paziente, cioè il cattolico normale. Perché il cattolico di Voghera si merita ben altro, di fronte al fenomeno, ormai diventato rituale, di uomini di Chiesa che si alzano la mattina, ne dicono una grossa confidando nella “immunità clericale”, e chi si è visto si è visto. Purtroppo, il caso dell’arcivescovo emerito di Milano è, in tal senso, esemplare. Che cosa ha scritto, esattamente, il card. Martini? Il testo è tratto dal libro Credere e conoscere, in uscita per Einaudi, scritto in dialogo con l’ex senatore del Pd Ignazio Marino. Il card. Martini ogni tanto ama questa forma letteraria: qualche tempo fa, per esempio, aveva scritto un libro analogo con don Luigi Verzè (il patròn del San Raffaele), dal significativo titolo, Siamo tutti nella stessa barca. Ma torniamo alla cronaca di questi giorni. Ecco qua il brano incriminato: «Io ritengo che la famiglia vada difesa perchè è veramente quella che sostiene la società in maniera stabile e permanente e per il ruolo fondamentale che esercita nell'educazione dei figli. Però non è male che, in luogo di rapporti omosessuali occasionali, che due persone abbiano una certa stabilità e quindi in questo senso lo Stato potrebbe anche favorirli». Il campionato mondiale di arrampicata sugli specchi non finisce mai, e i cattolici pronti a parteciparvi sono sempre numerosissimi. Ma temo che questa volta anche un fuoriclasse del settore debba arrendersi all’evidenza: il card. Martini scrive proprio che lo Stato deve aiutare gli omosessuali a stabilizzare il loro rapporto. Teorizza una pagina inedita del catechismo cattolico, sostenendo che - insomma -, piuttosto che avere rapporti occasionali e superficiali, le persone omosessuali si impegnino in maniera seria e prolungata, grazie anche a un istituto messo a punto dallo Stato. Più chiaro di così.

La Congregazione per la dottrina della fede ha pubblicato non uno, ma due documenti per insegnare il contrario, e per dire che un politico, vieppiù se cattolico, non può sostenere proposte di legge che prevedano il riconoscimento di unioni omosessuali. Ergo: Martini e la Chiesa insegnano cose diametralmente opposte. Può essere anche doloroso scriverlo, ma ammetterlo è facile facile. Questione di logica elementare. Le uova sono rotte e la frittata è fatta. Ed è qui che si inserisce il grave errore operativo del mondo cattolico ufficiale: fatto di silenzi imbarazzati, e di difese penose che arrancano nel tentativo impossibile di rendere omogeneo quanto detto dal cardinale e quanto insegnato dalla Chiesa in tutti questi anni. Ovviamente, non ignoriamo le ragioni della prudenza, il timore degli scandali, la necessità del rispetto dovuto ai principi della Chiesa, cui si aggiunge nel caso di Martini la pietas dovuta a un uomo di veneranda età, per di più colpito dalla malattia. Ma qui c’è un punto che non può sfuggire a nessuno: e cioè che lo scandalo è già accaduto, ed è pubblico. Ed è lo scandalo provocato da una presa di posizione eterodossa a opera di un vescovo cattolico, che quando parla raggiunge attraverso i mass-media milioni di persone.

I fedeli cattolici hanno un diritto che è più forte di ogni altra esigenza, e che riposa nella legge suprema della Chiesa cattolica: la salus animarum, la salvezza delle anime. Se un pastore insegna cose sbagliate in materia non opinabile – e questa, indubbiamente, non lo è - i fedeli hanno il diritto di essere aiutati a riconoscere l’errore, e l’errante deve essere smascherato per il bene di ogni singolo fedele. Di più: solo le persone in mala fede o gli allocchi possono far finta di non vedere che le sortite “aperturiste” - cui il card. Martini non è nuovo - scuotono la Chiesa in tutte le sue pieghe locali, e rendono ancor più fertile il già rigoglioso sottobosco delle piccole e grandi eresie parrocchiali. Adesso i sacerdoti e catechisti, le suore e i teologi che vogliono essere possibilisti sulle unioni fra persone dello stesso sesso hanno la pezza d’appoggio delle parole autorevoli del “biblista Martini”; adesso regaleranno il libro scritto a quattro mani con Marino ai consigli parrocchiali, “perché così almeno si fanno un’idea e raccolgono la provocazione”. E inviteranno anche il medico Marino (“che è cattolico, intendiamoci”) a tenere qualche bella conferenza, insieme a Enzo Bianchi. Che ci sta comunque sempre bene. Ecco: questo è il quadro della situazione. Senza forzature e senza animosità, noi cattolici di Voghera diciamo: Roma, abbiamo un problema. Fate presto, aiutateci.

Gli scandali del Vaticano e gli scandali nostri: LA CHIESA CATTOLICA HA BISOGNO DI PRETI MA NON SOLO...

LETTERA APERTA A DIO

Abbiamo bisogno di preti, Signore, ma di preti fatti sul Tuo stampo; non vogliamo sgorbi, non vogliamo "occasionali", ma preti autentici, che ci trasmettano Te senza mezzi termini, senza ristrettezze, senza paure.
Vogliamo preti "a tempo pieno", che consacrino ostie, ma soprattutto anime, trasformandole in Te; preti che parlino con la vita, più che con la parola e gli scritti; preti che spendano il loro sacerdozio anziché studiare di salvaguardarne la dignità.
Sai bene, Signore, che l'uomo della strada non è molto cambiato da quello dei Tuoi tempi; ha ancora fame; ha ancora sete; fame e sete di Te, che solo Tu puoi appagare.
Allora donaci preti stracolmi di Te, come un Curato d'Ars, preti che sappiano irradiarTi; preti che ci diano Te.
Di questo, solo di questo noi abbiamo bisogno.
Perdona la mia impertinenza: tieniTi i preti dotti, tieniTi i preti specializzati, i preti eloquenti, i preti che san fare schemi, inchieste, rilievi.
A noi, Signore, bastano i preti dal cuore aperto, dalle mani forate, dallo sguardo limpido.
Cerchiamo preti che sappiano pregare più che organizzare, preti che sappiano parlare con Te, perché quando un prete prega, il popolo è sicuro.
Oggi si fanno inchieste, si fanno sondaggi su come sarà, su come la gente vuole il prete.
Non ho mai risposto a queste inchieste, ma a Te, Signore, posso e voglio dirlo: il prete io lo voglio impastato di preghiera.
Donaci, o Signore, preti dalle ginocchia robuste, che sappiano sostare davanti a Te, preti che sappiano adorare, impetrare, espiare; preti che non abbiano altro recapito che il Tuo Tabernacolo.
E dimenticavo: rendici degni di avere tali preti.

Grazie Signore per aver ascoltato questo mio sfogo e aiutami a essere come la creta nelle mani del Vasaio, nelle Tue mani.

lunedì 11 giugno 2012

Meditiamo insieme il messaggio della Regina della Pace dato a tutti noi attraverso Mirjana il 2 giugno

Cari figli,


sono continuamente in mezzo a voi perchè, col mio infinito amore, desidero mostrarvi la porta del Paradiso.

Desidero dirvi come si apre: per mezzo della bontà, dell'amore, della pace, per mezzo di mio Figlio.

Perciò, figli miei, non perdete tempo in vanità.

Solo la conoscenza dell'amore di mio Figlio può salvarvi.

Per mezzo di questo amore salvifico e dello Spirito Santo, Egli mi ha scelto ed io, insieme a Lui, scelgo voi perchè siete apostoli del Suo amore e della Sua volontà.

Figli miei, su di voi c'è una grande responsabilità.

Desidero che voi, col vostro esempio, aiutate i peccatori a tornare a vedere, che arricchiate le loro povere anime e le riportiate tra le mie braccia.

Perciò pregate, pregate, digiunate e confessatevi regolarmente.

Se mangiare mio Figlio è il centro della vostra vita, allora non abbiate paura: potete fare tutto.

Io sono con voi.

Prego ogni giorno per i pastori e mi aspetto lo stesso da voi.

Perchè, figli miei, senza la loro guida e il rafforzamento che vi viene per mezzo della benedizione non potete andare avanti.

Vi ringrazio

sabato 12 maggio 2012

VI DOMENICA DI PASQUA - Anno B

Da oggi vogliamo proporre a tutti la lettura del Santo Vangelo della Domenica in parallelo con gli scritti della mistica Maria Valtorta.
Ci teniamo a chiarire subito che gli scritti dell'autrice non aggiungono nulla alla Parola di Dio: crediamo solo che possano aiutare tutti a entrare in profondità nella meditazione delle pericopi  del Santo Vangelo che la Chiesa ci propone di volta in volta nella Sacra Liturgia.
Speriamo, quindi, che anche questo mezzo serva per far innamorare di più i nostri cuori della "cosa" più bella che c'è nell'universo: Gesù.
Buona lettura, buona preghiera, buona meditazione... e non dimentichiamo che alla contemplazione deve seguire... l'azione!!!
Ps. Stare con Gesù è proprio bello!

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 15,9-17

“Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri”.

Corrispondenza nell’"Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta
Volume 9 Capitolo 600 pagina 477

«Perché, Signore, Tu ti manifesti a noi e non al mondo?», chiede Giuda Taddeo.
«Perché mi amate e osservate le mie parole. Chi così farà, sarà amato dal Padre e Noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui, in lui. Mentre chi non mi ama non osserva le mie parole e fa secondo la carne e il mondo. Ora sappiate che ciò che Io vi ho detto non è parola di Gesù Nazareno ma parola del Padre, perché Io sono il Verbo del Padre che mi ha mandato. Io vi ho detto queste cose parlando così, con voi, perché voglio Io stesso prepararvi al possesso completo della Verità e Sapienza. Ma ancora non potete capire né ricordare. Però, quando verrà a voi il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà in mio Nome, allora voi potrete capire, ed Egli tutto vi insegnerà, e vi ricorderà quanto Io vi ho detto.
Io vi lascio la mia pace. Io vi do la mia pace. Ve la do non come la dà il mondo. E neppure come fino ad ora ve l’ho data: saluto benedetto del Benedetto ai benedetti. Più profonda è la pace che ora vi do. In questo addio. Io vi comunico Me stesso, il mio Spirito di pace, così come vi ho comunicato il mio Corpo e il mio Sangue, perché in voi resti una forza nella imminente battaglia. Satana e il mondo sferrano guerra al vostro Gesù. È la loro ora. Abbiate in voi la Pace, il mio Spirito che è spirito di pace, perché Io sono il Re della pace. Abbiatela per non essere troppo derelitti. Chi soffre con la pace di Dio in sé soffre, ma non bestemmia e dispera.
Non piangete. Avete pure sentito che ho detto: “Vado al Padre e poi tornerò”. Se mi amaste sopra la carne, vi rallegrereste, perché Io vado dal Padre dopo tanto esilio... Vado da Colui che è maggiore di Me e che mi ama. Io ve l’ho detto ora, prima che ciò si compia, così come vi ho detto tutte le sofferenze del Redentore prima di andare ad esse, affinché, quando tutto si compia, voi crediate sempre più in Me. Non turbatevi così! Non sgomentatevi. Il vostro cuore ha bisogno di equilibrio...
Poco più ho da parlarvi... e ancora tanto ho da dire! Giunto al termine di questa mia evangelizzazione, mi pare di non avere ancora nulla detto e che tanto, tanto, tanto ancora resti da fare. Il vostro stato aumenta questa mia sensazione. E che dirò allora? Che Io ho mancato al mio ufficio? O che voi siete così duri di cuore che a nulla esso è valso? Dubiterò? No. Mi affido a Dio, e a Lui affido voi, miei diletti. Egli compirà l’opera del suo Verbo. Non sono come un padre che muore e non ha altra luce che l’umana. Io spero in Dio. E pure sentendo in Me urgere tutti i consigli di cui vi vedo bisognosi e sentendo fuggire il tempo, vado tranquillo alla mia sorte. So che sui semi caduti in voi sta per scendere una rugiada che li farà tutti germogliare, e poi verrà il sole del Paraclito, ed essi diverranno albero potente. Sta per venire il principe di questo mondo, colui col quale Io non ho nulla a che fare. E, se non fosse per fine di redenzione, non avrebbe potuto nulla su Me. Ma ciò avviene affinché il mondo conosca che Io amo il Padre e lo amo fino alla ubbidienza di morte, e perciò faccio ciò che mi ha ordinato.
È l’ora di andare. Alzatevi. E udite le ultime parole. Io sono la vera Vite. Il Padre ne è il Coltivatore. Ogni tralcio che non porta frutto Egli lo recide e quello che porta frutto lo pota perché ne porti più ancora. Voi siete già purificati per la mia parola. Rimanete in Me ed Io in voi per continuare ad essere tali. Il tralcio staccato dalla vite non può fare frutto. Così voi se non rimanete in Me. Io sono la Vite e voi i tralci. Colui che resta unito a Me porta abbondanti frutti. Ma se uno si stacca diviene ramo secco e viene buttato nel fuoco e là brucia. Perché, senza l’unione con Me, voi nulla potete fare. Rimanete dunque in Me e le mie parole restino in voi, poi domandate quanto volete e vi sarà fatto. Il Padre mio sarà sempre più glorificato quanto più voi porterete frutto e sarete miei discepoli.
Come il Padre mi ha amato, così Io con voi. Rimanete nel mio amore che salva. Amandomi sarete ubbidienti, e l’ubbidienza aumenta il reciproco amore. Non dite che Io mi ripeto. So la vostra debolezza. E voglio che vi salviate. Io vi dico queste cose perché la gioia che vi ho voluto dare sia in voi e sia completa. Amatevi, amatevi! Questo è il mio Comandamento nuovo. Amatevi scambievolmente più di quanto ognuno ami se stesso. Non vi è maggior amore di quello di colui che dà la sua vita per i suoi amici. Voi siete i miei amici ed Io do la vita per voi. Fate ciò che Io vi insegno e comando. Non vi chiamo più servi. Perché il servo non sa ciò che fa il suo padrone, mentre voi sapete ciò che Io faccio. Tutto di Me sapete. Vi ho manifestato non solo Me stesso, ma anche il Padre ed il Paraclito e tutto quanto ho sentito da Dio.
Non siete stati voi che vi siete scelti. Ma Io vi ho scelti e vi ho eletti, perché andiate fra i popoli, e facciate frutto in voi e nei cuori degli evangelizzati, e il vostro frutto rimanga e il Padre vi dia tutto ciò che gli chiederete in mio Nome.
Non dite: “E allora, se Tu ci hai scelti, perché hai scelto un traditore? Se tutto Tu sai, perché hai fatto questo?”. Non chiedetevi neppure chi è costui. Non è un uomo. È Satana. L’ho detto all’amico fedele e l’ho lasciato dire dal figlio diletto. È Satana. Se Satana non si fosse incarnato, l’eterno scimmiottatore di Dio, in una carne mortale, questo posseduto non avrebbe potuto sfuggire al mio potere di Gesù. Ho detto: “posseduto”. No. È molto di più: è un annullato in Satana».
«Perché, Tu che hai cacciato i demoni, non lo hai liberato?», chiede Giacomo d’Alfeo.
«Lo chiedi per amore di te, temendo essere tu quello? Non lo temere».
«Io, allora?».
«Io?».
«Io?».
«Tacete. Non dico quel nome. Uso misericordia e voi fate ugualmente».
«Ma perché non lo hai vinto? Non potevi?».
«Potevo. Ma, per impedire a Satana di incarnarsi per uccidermi, avrei dovuto sterminare la razza dell’uomo avanti la Redenzione. Che avrei allora redento?».
«Dimmelo, Signore, dimmelo!». Pietro è scivolato in ginocchio e scuote freneticamente Gesù come fosse in preda a delirio. «Sono io? Sono io? Mi esamino? Non mi pare. Ma Tu... Tu hai detto che ti rinnegherò... Ed io tremo... Oh! che orrore essere io!…».
«No, Simone di Giona. Non tu».
«Perché mi hai levato il mio nome di “Pietra”? Sono dunque tornato Simone? Lo vedi? Tu lo dici!... Sono io! Ma come ho potuto? Ditelo... ditelo voi... Quando è che ho potuto divenire traditore?… Simone?… Giovanni?… Ma parlate!…».
«Pietro, Pietro, Pietro! Ti chiamo Simone perché penso al primo incontro, quando eri Simone. E penso come sei sempre stato leale dal primo momento. Non sei tu. Lo dico Io: Verità».
«Chi, allora?».
«Ma è Giuda di Keriot! Non lo hai ancora capito?», urla il Taddeo che non riesce più a contenersi.
«Perché non me lo hai detto prima? Perché?», urla anche Pietro.
«Silenzio. È Satana. Non ha altro nome. Dove vai, Pietro?».
«A cercarlo» .
«Posa subito quel mantello e quell’arma. O ti devo scacciare e maledire?».
«No, no! Oh! Signor mio! Ma io... ma io... Sono forse malato di delirio, io? Oh! Oh!». Pietro piange, gettato per terra ai piedi di Gesù.
«Io vi do comando di amarvi. E di perdonare. Avete capito? Se anche nel mondo è l’odio, in voi sia solo l’amore. Per tutti. Quanti traditori troverete sulla vostra via! Ma non li dovete odiare e rendere loro male per male. Altrimenti il Padre odierà voi. Prima di voi fui odiato e tradito Io. Eppure, voi lo vedete, Io non odio. Il mondo non può amare ciò che non è come esso. Perciò non vi amerà. Se foste suoi, vi amerebbe; ma non siete del mondo, avendovi Io presi da mezzo al mondo. E per questo siete odiati.



Vi ho detto: il servo non è da più del padrone. Se hanno perseguitato Me, perseguiteranno voi pure. Se avranno ascoltato Me, ascolteranno pure voi. Ma tutto faranno per causa del mio Nome, perché non conoscono, non vogliono conoscere Colui che mi ha mandato. Se non fossi venuto e non avessi parlato, non sarebbero colpevoli. Ma ora il loro peccato è senza scusa. Hanno visto le mie opere, udito le mie parole, eppure mi hanno odiato, e con Me il Padre. Perché Io e il Padre siamo una sola Unità con l’Amore. Ma era scritto: “Mi odiasti senza ragione”. Però, quando sarà venuto il Consolatore, lo Spirito di verità che dal Padre procede, sarà da Lui resa testimonianza di Me, e voi pure mi testimonierete, perché dal principio foste con Me.
Questo vi dico perché, quando sarà l’ora, non rimaniate accasciati e scandalizzati. Sta per venire il tempo in cui vi cacceranno dalle sinagoghe e in cui chi vi ucciderà penserà di fare culto a Dio con ciò. Non hanno conosciuto né il Padre né Me. In ciò è la loro scusante. Non ve le ho dette così ampie prima di ora, queste cose, perché eravate come bambini appena nati. Ma ora la madre vi lascia. Io vado. Dovete assuefarvi ad altro cibo. Voglio lo conosciate.
Nessuno più mi chiede: “Dove vai?”. La tristezza vi fa muti. Eppure è bene anche per voi che Io me ne vada. Altrimenti non verrà il Consolatore. Io ve lo manderò. E quando sarà venuto, attraverso la sapienza e la parola, le opere e l’eroismo che infonderà in voi, convincerà il mondo del suo peccato deicida e di giustizia sulla mia santità. E il mondo sarà nettamente diviso nei reprobi, nemici di Dio, e nei credenti. Questi saranno più o meno santi, a seconda del loro volere. Ma il giudizio del principe del mondo e dei suoi servi sarà fatto. Di più non posso dirvi, perché ancora non potete intendere. Ma Egli, il divino Paraclito, vi darà la Verità intera, perché non parlerà di Se stesso. Ma dirà tutto quello che avrà udito dalla Mente di Dio e vi annunzierà il futuro. Prenderà ciò che da Me viene, ossia ciò che ancora è del Padre, e ve lo dirà. Ancora un poco da vedersi. Poi non mi vedrete più. E poi ancora un poco, e poi mi vedrete.
Voi mormorate fra voi ed in cuor vostro. Udite una parabola. L’ultima del vostro Maestro.
Quando una donna ha concepito e giunge all’ora del parto, è in grande afflizione perché soffre e geme. Ma quando il piccolo figlio è dato alla luce ed ella lo stringe sul cuore, ogni pena cessa e la tristezza si muta in gioia, perché un uomo è venuto al mondo.
Così voi. Voi piangerete e il mondo riderà di voi. Ma poi la vostra tristezza si muterà in gioia. Una gioia che il mondo mai conoscerà. Voi ora siete tristi. Ma, quando mi rivedrete, il vostro cuore diverrà pieno di un gaudio che nessuno avrà più potere di rapirvi. Una gioia così piena che vi offuscherà ogni bisogno di chiedere e per la mente e per il cuore e per la carne. Solo vi pascerete di rivedermi, dimenticando ogni altra cosa. Ma proprio da allora potrete tutto chiedere in mio Nome, e vi sarà dato dal Padre perché abbiate sempre più gioia. Domandate, domandate. E riceverete.
Viene l’ora in cui potrò parlarvi apertamente del Padre. Sarà perché sarete stati fedeli nella prova e tutto sarà superato. Perfetto quindi il vostro amore, perché vi avrà dato forza nella prova. E quanto a voi mancherà Io ve lo aggiungerò prendendolo dal mio immenso tesoro e dicendo: “Padre, lo vedi. Essi mi hanno amato credendo che Io venni da Te”. Sceso nel mondo, ora lo lascio e vado al Padre, e pregherò per voi».
«Oh! ora Tu ti spieghi. Ora sappiamo ciò che vuoi dire e che Tu sai tutto e rispondi senza che nessuno ti interroghi. Veramente Tu vieni da Dio!».
«Adesso credete? All’ultima ora? È tre anni che vi parlo! Ma già in voi opera il Pane che è Dio e il Vino che è Sangue non venuto da uomo, e vi dà il primo brivido di deificazione. Voi diverrete dèi se sarete perseveranti nel mio amore e nel mio possesso. Non come lo disse Satana ad Adamo ed Eva, ma come Io ve lo dico. È il vero frutto dell’albero del Bene e della Vita. Il Male è vinto in chi se ne pasce, ed è morta la Morte. Chi ne mangia vivrà in eterno e diverrà “dio” nel Regno di Dio. Voi sarete dèi se permarrete in Me. Eppure ecco... pur avendo in voi questo Pane e questo Sangue, poiché sta venendo l’ora in cui sarete dispersi, voi ve ne andrete per vostro conto e mi lascerete solo... Ma non sono solo. Ho il Padre con Me. Padre, Padre! Non mi abbandonare! Tutto vi ho detto... Per darvi pace. La mia pace. Ancora sarete oppressi. Ma abbiate fede. Io ho vinto il mondo».
Gesù si alza, apre le braccia in croce e dice con volto luminoso la sublime preghiera al Padre. Giovanni la riporta integralmente. Gli apostoli lacrimano più o meno palesemente e rumorosamente. Per ultimo cantano un inno.
Gesù li benedice. Poi ordina: «Mettiamoci i mantelli, ora. E andiamo. Andrea, di’ al capo di casa di lasciare tutto così, per mio volere. Domani... vi farà piacere rivedere questo luogo». Gesù lo guarda. Pare benedire le pareti, i mobili, tutto. Poi si ammantella e si avvia, seguito dai discepoli. Al suo fianco è Giovanni, al quale si appoggia.
«Non saluti la Madre?», gli chiede il figlio di Zebedeo.
«No. È tutto già fatto. Fate, anzi, piano».
Simone, che ha acceso una torcia alla lumiera, illumina l’ampio corridoio che va alla porta. Pietro apre cauto il portone ed escono tutti nella via e poi, facendo giocare un ordigno, chiudono dal di fuori. E si pongono in cammino.

martedì 1 maggio 2012

Maggio, mese della tenerezza... stiamo di più con Maria nostra Madre, Regina della Pace e amata Gospa

Anche quest'anno riceviamo il dono del mese di maggio, il mese della Madonna.Sono tanti i sentimenti che vorrei condividere con tutti voi, come io per primo vorrei condivere i vostri.
Ringraziamo Dio per aver scelto non solo per sè ma per tutti noi una mamma come Maria.
In questo mese offriamo preghiere e piccoli sacrifici per il trionfo del Suo Cuore Immacolato.
Affidiamo a lei tutti i nostri pensieri: sia quelli belli che quelli brutti.
Totus tuus ego sum, tutto tuo io sono o Maria, Madre di Dio e madre mia... madre della Chiesa!
Tu sei la mia avvocata, tu sei la Mediatrice di tutte le Grazie, tu mi vuoi veramente bene, tu mi porti a Dio.


Ave Maria: è bello incontrarti, è bello salutarti, mai mi lasci solo e sempre mi vieni incontro anche quando sono sporco per il peccato, orgoglioso... per portarmi la pace e la mia anima esulta, si rinnova la speranza... Anch'io posso essere santo!
Piena di Grazia: sei così profondamente in Dio, così vicina a Lui da esserne diventata madre e tutto quello che da Lui hai ricevuto e noi lo doni, niente trattieni per te... il Signore è con te e tu non ti stanchi mai mai mai di intercedere per noi... di provare in tutti i modi!
Sei benedetta fra le donne e nessuna è come te, nessuno ha un briciolo della tua fede eppure ti basta un nostro piccolo gesto, una nostra piccola fedeltà, a volte anche un solo nostro tentativo per riempirti di gioia e presentarci a Dio come figli splendidi e degni del Paradiso.
Grande sei Maria, donna meravigliosa, tenerezza dolcissima, porto sicuro. Benedetto il tuo grembo dal quale è uscito Gesù, nostro Signore, nostro Dio, nostro Re, nostro fratello, nostro amico, nostro Salvatore... al quale hai dato sangue, carne, cure attenzioni... e nel tuo grembo vuoto e benedetto ora il posto lo doni a me, a ciascuno di noi, alla Chiesa... Nei momenti più difficili sentiamo la tua carezza, sentiamo le tue cure... tu preghi per noi peccatori che vorremmo essere dei giganti ma che spesso per un passo in avanti ne facciamo tre indietro.
Adesso e nell'ora della nostra morte, stai con noi Maria, stai con me.
Non ho grandi meriti, provo in continuazione a essere un po' più buono. Che Dio in quel giorno non guardi me e la mia miseria ma guardi te e me in te.
Amen

giovedì 5 aprile 2012

Noi siamo cattolici e crediamo in Gesù Cristo vero Dio e vero uomo realmente e completamente presente nel Sacramento. Buon GIOVEDI' SANTO A TUTTI!!!

Medjugorje 2 Aprile 2012: Messaggio della Regina della Pace dato a tutti noi attraverso Mirjana

Cari figli, come Regina della pace desidero dare a voi, miei figli, la pace, la vera pace che viene attraverso il Cuore del mio Figlio Divino. Come Madre prego che nei vostri cuori regni la sapienza, l’umiltà e la bontà, che regni la pace, che regni mio Figlio. Quando mio Figlio sarà il Sovrano nei vostri cuori, potrete aiutare gli altri a conoscerlo. Quando la pace del cielo vi conquisterà, coloro che la cercano in posti sbagliati e così danno dolore al mio Cuore materno la riconosceranno. Figli miei, grande sarà la mia gioia quando vedrò che accogliete le mie parole e che desiderate seguirmi. Non abbiate paura, non siete soli. Datemi le vostre mani ed io vi guiderò. Non dimenticate i vostri pastori. Pregate che nei pensieri siano sempre con mio Figlio, che li ha chiamati affinché lo testimonino. Vi ringrazio

“Dear Children, as the Queen of Peace, I desire to give peace to you, my children, true peace which comes through the heart of my Divine Son. As a mother I pray that wisdom, humility and goodness may come to reign in your hearts – that peace may reign – that my Son may reign. When my Son will be the ruler in your hearts, you will be able to help others to come to know Him. When heavenly peace come to rule over you, those who are seeking it in the wrong places, thus causing pain to my motherly heart, will recognize it. My children, great will be my joy when I see that you are accepting my words and that you desire to follow me. Do not be afraid, you are not alone. Give me your hands and I will lead you. Do not forget your shepherds. Pray that in their thoughts they may always be with my Son who called them to witness Him. Thank you.”

"Liebe Kinder! Als Königin des Friedens möchte ich euch, meinen Kindern, den Frieden geben, den wahren Frieden, der durch das Herz meines Göttlichen Sohnes kommt. Als Mutter bete ich, dass in euren Herzen Weisheit, Demut und Güte zu herrschen beginnen, dass der Friede zu herrschen beginnt, dass mein Sohn zu herrschen beginnt. Wenn mein Sohn der Herrscher in euren Herzen wird könnt ihr den anderen helfen, ihn kennen zu lernen. Wenn der himmlische Friede euch beherrscht, werden jene ihn erkennen, die ihn an falschen Orten suchen und damit meinem mütterlichen Herzen Schmerz zufügen. Meine Kinder, gross wird meine Freude sein, wenn ich sehe, dass ihr meine Worte annehmt und dass ihr mir folgen möchtet. Fürchtet euch nicht, ihr seid nicht alleine. Gebt mir eure Hände und ich werde euch führen. Vergesst eure Hirten nicht. Betet, damit sie immer in Gedanken mit meinem Sohn sein mögen, der sie berufen hat für Ihn Zeugnis abzugeben. Ich danke euch."

“Queridos filhos, como a Rainha da Paz, Eu desejo vos dar a paz, meus filhos, a verdadeira paz que vem através do coração do meu Divino Filho. Como uma mãe eu rezo para que a humildade, a sabedoria e a bondade possam reinar em seus corações - que a paz possa reinar - que meu Filho possa reinar. Quando meu Filho reinar em seus corações, vocês serão capazes de ajudar aos outros para chegarem a conhecê-Lo. Quando a paz celestial reinar sobre vocês, aqueles que estão procurando nos lugares errados, causando dor ao meu coração maternal, irão reconhecê-Lo. Meus filhos, grande será a minha alegria quando eu ver que vocês estão aceitando as minhas palavras e que vocês desejam me seguir. Não tenham medo, vocês não estão sozinhos. Dêem-me suas mãos e eu os conduzirei. Não se esqueçam de seus pastores. Orem para que em seus pensamentos eles possam sempre estar com o meu Filho que os

mercoledì 28 marzo 2012

OMELIA DEL SANTO PADRE A CUBA in Plaza de la Revolucion




Cari fratelli e sorelle!
«Benedetto sei tu, Signore Dio… Benedetto il tuo nome glorioso e santo» (Dn 3, 52). Questo inno di benedizione del Libro di Daniele risuona oggi nella nostra liturgia invitandoci ripetutamente a benedire e lodare Dio. Siamo parte della moltitudine di quel coro che celebra il Signore incessantemente. Ci uniamo a questo insieme di azioni di grazie, ed offriamo la nostra voce gioiosa e fiduciosa che cerca di consolidare nell'amore e nella verità il cammino della fede.
«Benedetto sia Dio» che ci riunisce in questa piazza emblematica, affinché ci immergiamo più profondamente nella sua vita. Provo una grande gioia nell’essere oggi tra voi e presiedere questa Santa Messa nel cuore di questo Anno giubilare dedicato alla Vergine della Carità del Cobre.
Saluto cordialmente il Cardinale Jaime Ortega y Alamino, Arcivescovo di L'Avana, e lo ringrazio per le cordiali parole che mi ha rivolto a nome di tutti. Estendo il mio saluto ai Signori Cardinali, ai miei fratelli Vescovi di Cuba e di altri Paesi che hanno voluto partecipare a questa solenne celebrazione. Saluto anche i sacerdoti, i seminaristi, i religiosi e tutti i fedeli qui convenuti, come pure le Autorità che ci accompagnano.
Nella prima lettura che è stata proclamata, i tre giovani, perseguitati dal sovrano babilonese, preferiscono affrontare la morte bruciati dal fuoco piuttosto che tradire la loro coscienza e la loro fede. Essi trovarono la forza di «lodare, glorificare e benedire Dio» nella convinzione che il Signore del cosmo e della storia non li avrebbe abbandonati alla morte ed al nulla. In effetti, Dio non abbandona mai i suoi figli, non li dimentica mai. Egli sta al di sopra di noi ed è capace di salvarci con il suo potere. Allo stesso tempo, è vicino al suo popolo, e per mezzo del suo Figlio Gesù Cristo ha voluto porre la sua dimora tra noi.
«Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,31). Nel brano del Vangelo che è stato proclamato, Gesù si rivela come il Figlio di Dio Padre, il Salvatore, l'unico che può mostrare la verità e dare la vera libertà. Il suo insegnamento provoca resistenza ed inquietudine tra i suoi interlocutori, ed Egli li accusa di cercare la sua morte, alludendo al supremo sacrificio della Croce, ormai vicino. Ma li esorta a credere, a rimanere nella sua Parola, per conoscere la verità che redime ed onora.
In effetti, la verità è un anelito dell'essere umano, e cercarla suppone sempre un esercizio di autentica libertà. Molti, tuttavia, preferiscono le scorciatoie e cercano di evitare questo compito. Alcuni, come Ponzio Pilato, ironizzano sulla possibilità di poter conoscere la verità (cfr Gv 18,38), proclamando l'incapacità dell'uomo di raggiungerla o negando che esista una verità per tutti. Questo atteggiamento, come nel caso dello scetticismo e del relativismo, produce un cambiamento nel cuore, rendendo freddi, vacillanti, distanti dagli altri e rinchiusi in se stessi. Persone che si lavano le mani come il governatore romano e lasciano correre il fiume della storia senza compromettersi.
D'altra parte, ci sono altri che interpretano male questa ricerca della verità, portandoli all'irrazionalità e al fanatismo, per cui si rinchiudono nella «loro verità» e cercano di imporla agli altri. Sono come quei legalisti accecati che, vedendo Gesù colpito e sanguinante, gridano infuriati: «Crocifiggilo!» (cfr Gv 19,6). In realtà, chi agisce irrazionalmente non può arrivare ad essere discepolo di Gesù. Fede e ragione sono necessarie e complementari nella ricerca della verità. Dio ha creato l'uomo con un'innata vocazione alla verità e per questo lo ha dotato di ragione. Certamente non è l'irrazionalità, ma l’ansia della verità quello che promuove la fede cristiana. Ogni essere umano deve scrutare la verità ed optare per essa quando la trova, anche a rischio di affrontare sacrifici.
Inoltre, la verità sull'uomo è un presupposto ineludibile per raggiungere la libertà, perché in essa scopriamo i fondamenti di un'etica con la quale tutti possono confrontarsi e che contiene formulazioni chiare e precise sulla vita e la morte, i doveri ed i diritti, il matrimonio, la famiglia e la società, in definitiva, sulla dignità inviolabile dell'essere umano. Questo patrimonio etico è quello che può avvicinare tutte le culture, i popoli e le religioni, le autorità e i cittadini, e i cittadini tra loro, e i credenti in Cristo con coloro che non credono in Lui.
Il Cristianesimo, ponendo in risalto i valori che sostengono l'etica, non impone, ma propone l'invito di Cristo a conoscere la verità che rende liberi. Il credente è chiamato a rivolgerlo ai suoi contemporanei, come lo fece il Signore, anche davanti all’oscuro presagio del rifiuto e della Croce. L'incontro personale con Colui che è la verità in persona ci spinge a condividere questo tesoro con gli altri, specialmente con la testimonianza.
Cari amici, non esitate a seguire Gesù Cristo. In Lui troviamo la verità su Dio e sull'uomo. Egli ci aiuta a sconfiggere i nostri egoismi, ad uscire dalle nostre ambizioni e a vincere ciò che ci opprime. Colui che opera il male, colui che commette peccato, è schiavo del peccato e non raggiungerà mai la libertà (cfr Gv 8,34). Solo rinunciando all'odio e al nostro cuore indurito e cieco, saremo liberi, ed una nuova vita germoglierà in noi.
Con la ferma convinzione che Cristo è la vera misura dell'uomo, e sapendo che in Lui si trova la forza necessaria per affrontare ogni prova, desidero annunciarvi apertamente il Signore Gesù come Via, Verità e Vita. In Lui tutti troveranno la piena libertà, la luce per capire in profondità la realtà e trasformarla con il potere rinnovatore dell'amore.
La Chiesa vive per rendere partecipi gli altri dell’unica cosa che possiede, e che non è altro che Cristo stesso, speranza della gloria (cfr Col 1,27). Per poter svolgere questo compito, essa deve contare sull'essenziale libertà religiosa, che consiste nel poter proclamare e celebrare anche pubblicamente la fede, portando il messaggio di amore, di riconciliazione e di pace, che Gesù portò al mondo. E’ da riconoscere con gioia che sono stati fatti passi in Cuba affinché la Chiesa compia la sua ineludibile missione di annunciare pubblicamente ed apertamente la sua fede. Tuttavia, è necessario proseguire, e desidero incoraggiare le autorità governative della Nazione a rafforzare quanto già raggiunto ed a proseguire in questo cammino di genuino servizio al bene comune di tutta la società cubana.
Il diritto alla libertà religiosa, sia nella sua dimensione individuale sia in quella comunitaria, manifesta l'unità della persona umana che è, nel medesimo tempo, cittadino e credente. Legittima anche che i credenti offrano un contributo all'edificazione della società. Il suo rafforzamento consolida la convivenza, alimenta la speranza in un mondo migliore, crea condizioni propizie per la pace e per lo sviluppo armonioso e, contemporaneamente, stabilisce basi solide sulle quali assicurare i diritti delle generazioni future.
Quando la Chiesa mette in risalto questo diritto, non sta reclamando alcun privilegio. Pretende solo di essere fedele al mandato del suo divino Fondatore, cosciente che dove Cristo si rende presente, l'uomo cresce in umanità e trova la sua consistenza. Per questo, essa cerca di offrire questa testimonianza nella sua predicazione e nel suo insegnamento, sia nella catechesi come negli ambienti formativi ed universitari. È da sperare che presto giunga anche qui il momento in cui la Chiesa possa portare nei vari campi del sapere i benefici della missione che il suo Signore le ha affidato e che non può mai trascurare.
Esempio illustre di questo lavoro fu l'insigne sacerdote Félix Varela, educatore e maestro, figlio illustre di questa città di L'Avana che è passato alla storia di Cuba come il primo che ha insegnato al suo popolo a pensare. Il Padre Varela ci presenta la strada per una vera trasformazione sociale: formare uomini virtuosi per forgiare una nazione degna e libera, poiché questa trasformazione dipenderà dalla vita spirituale dell'uomo; infatti, «non c'è patria senza virtù» (Lettere ad Elpidio, lettera sesta, Madrid 1836, 220). Cuba ed il mondo hanno bisogno di cambiamenti, ma questi ci saranno solo se ognuno è nella condizione di interrogarsi sulla verità e si decide a intraprendere il cammino dell'amore, seminando riconciliazione e fraternità.
Invocando la materna protezione di Maria Santissima, chiediamo che ogni volta che partecipiamo all'Eucaristia diventiamo anche testimoni della carità che risponde al male con il bene (cfr Rm 12, 21), offrendoci come ostia viva a chi con amore offrì se stesso per noi. Camminiamo alla luce di Cristo, che può disperdere la tenebra dell'errore. Supplichiamolo che, con il valore e il vigore dei santi, giungiamo a dare una risposta libera, generosa e coerente a Dio, senza paure, né rancori.



Amen.

domenica 18 marzo 2012

MEDJUGORJE 18 MARZO 2012: il Messaggio Annuale della Regina della Pace a Mirjana

Cari Figli,
vengo tra voi perchè desidero essere la vostra Madre, la vostra interceditrice.
Desidero essere il legame tra voi e il Padre celeste, la vostra Mediatrice.
Desidero prendervi per le mani e camminare con voi nella lotta contro lo spirito impuro.
Figli miei consacratevi a me completamente.
Io prenderò le vostre vite nelle mie mani materne e vi insegnerò la pace e l'amore affidandole allora a mio Figlio.
Vi chiedo di pregare e digiunare perchè soltanto così saprete testimoniare il mio Figlio per mezzo del mi Cuore materno in modo giusto.
Pregate per i vostri pastori perchè in mio Figlio possano sempre annunciare gioiosamente la Parola di Dio.
Vi ringrazio

lunedì 12 marzo 2012

NOVENA A SAN GIUSEPPE: tempo speciale di preghiera per i mariti e per i papà



Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen


A Te o Beato Giuseppe A te o beato, Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, dopo quello della tua santissima Sposa. Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, guarda, ti preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo Sangue, e con il tuo potere e aiuto, vieni incontro ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l'eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi che rovinano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore: e come un tempo scampasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la Santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità. Stendi continuamente sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché con il tuo esempio e con il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire, e conseguire l’eterna beatitudine in cielo. Amen.


1 - O San Giuseppe, mio protettore e avvocato, a te ricorro, affinché m’implori la grazia, per la quale mi vedi supplicare davanti a te. È vero che i presenti dispiaceri e le amarezze che provo sono il giusto castigo dei miei peccati. Riconoscendomi colpevole dovrò per questo perdere la speranza di essere aiutato dal Signore? “Ah! No – mi risponde la tua grande devota S. Teresa – no certo, o poveri peccatori. Rivolgetevi in qualunque bisogno all’efficace intercessione di San Giuseppe; andate con vera fede da lui e resterete certamente esauditi nelle vostre domande”. Mi presento, quindi, con tanta fiducia, davanti a te e imploro misericordia e pietà. Per quanto puoi, o San Giuseppe, prestami soccorso nelle mie tribolazioni. Supplisci tu alla mia mancanza e, potente come sei fa’ che, ottenuta per la tua pia intercessione la grazia che imploro, possa ritornare al tuo altare per renderti l’omaggio della mia riconoscenza. Padre nostro, Ave, Gloria


2 – Non dimenticare, o misericordioso San Giuseppe, che nessuna persona è ricorsa a te rimanendo delusa nella fede e nella speranza in te riposte. Quante grazie e favori hai ottenuto agli afflitti! Ammalati, oppressi, calunniati, traditi, abbandonati, ricorrendo alla tua regale protezione, sono stati esauditi nelle loro suppliche. Non permettere, o gran Santo, che io abbia ad essere il solo, fra tanti, a rimanere privo del tuo conforto. Mostrati buono e generoso anche verso di me, e la mia lingua, ringraziandoti, esalterà in te la bontà e la misericordia di Dio Padre nostro, Ave, Gloria


3 – O San Giuseppe, capo della Sacra Famiglia, io ti venero profondamente. Agli afflitti, che ti hanno pregato prima di me, hai concesso conforto e grazie. Degnati, quindi, di consolare anche l’animo mio addolorato. Tu, o sapientissimo Santo, vedi in Dio tutti i miei bisogni prima ancora che io te li esponga con la mia preghiera. Tu, dunque, sai quanto mi è necessaria la grazia che ti domando. Nessun cuore umano mi può consolare; da te dunque spero essere confortato. Ottienimi la grazia che con tanta insistenza domando, ed io ti prometto di diffondere la devozione verso di te, di aiutare e sostenere sempre le Opere che nel tuo Nome sorgono a sollievo di tanti infelici e poveri morenti. O San Giuseppe, consolatore degli afflitti, pietà del mio dolore! Padre nostro, Ave, Gloria


Seguono le litanie di San Giuseppe:


Signore, pietà Signore, pietà Cristo, pietà Cristo, pietà Signore, pietà Signore, pietà Cristo, ascoltaci Cristo, ascoltaci Cristo, esaudiscici Cristo, esaudiscici Padre celeste, Dio pietà di noi Figlio redentore deL mondo, Dio pietà di noi Spirito Santo, Dio pietà di noi Santa Trinità, unico Dio pietà di noi Santa Maria prega per noi San Giuseppe prega per noi lnclita prole di Davide prega per noi Luce dei Patriarchi prega per noi Sposo della Madre di Dio prega per noi Custode purissimo della Vergine prega per noi Tu che nutristi il Figlio di Dio prega per noi Solerte difensore di Cristo prega per noi Capo dell'Alma Famiglia prega per noi. O Giuseppe giustissimo prega per noi O Giuseppe castissimo prega per noi O Giuseppe prudentissimo prega per noi O Giuseppe obbedientissimo prega per noi O Giuseppe fedelissimo prega per noi Specchio di pazienza prega per noi Amante della povertà prega per noi Esempio agli operai prega per noi Decoro della vita domestica prega per noi Custode dei vergini prega per noi Sostegno delle famiglie prega per noi Conforto dei sofferenti prega per noi Speranza degli infermi prega per noi Patrono dei moribondi prega per noi Terrore dei demoni prega per noi Protettore della S. Chiesa prega per noi Protettore degli sposi Prega per noi Ispiratore della paternità prega per noi Agnello di Dio, che togli i peccati dei mondo, perdonaci, o Signore Agnello di Dio, che togli i peccati dei mondo, esaudiscici, o Signore Agnello di Dio, che togli i peccati dei mondo, abbi pietà di noi


Testi per la meditazione: REDEMPTORIS CUSTOS

giovedì 2 febbraio 2012

Messaggio della Regina della Pace dato a tutti noi attraverso Mirjana - Medjugorje 2 febbraio 2012

Cari figli, da così tanto tempo io sono con voi e già da così tanto tempo vi sto mostrando la presenza di Dio ed il Suo sconfinato amore che desidero tutti voi conosciate.
Ma voi, figli miei?
Voi siete ancora sordi e ciechi; mentre guardate il mondo attorno a voi non volete vedere dove sta andando senza mio Figlio.
State rinunciando a Lui, ma Egli è la fonte di tutte le grazie.
Mi ascoltate mentre vi parlo, ma i vostri cuori sono chiusi e non mi sentite.
Non state pregando lo Spirito Santo affinchè vi illumini.
Figli miei la superbia sta regnando. Io vi indico l'umiltà.
Figli miei ricordate: solo un'anima umile brilla di purezza e di bellezza, perchè ha conosciuto l'amore di Dio.
Solo un'anima umile diviene un paradiso, perchè in essa c'è mio Figlio.
Vi ringrazio.
Di nuovo vi prego: pregate per coloro che mio Figlio ha scelto cioè i vostri pastori

domenica 8 gennaio 2012

Il DOVERE... ma anche il DIRITTO... DI NON TACERE

Qualche anno fa siamo stati i primi a metterci subito in prima linea per denunciare nel Nord Italia l'opera d'arte (?!?) che raffigurava un Crocifisso dove Dio aveva il volto di una rana. Appoggiammo la comunità cattolica e il vescovo del posto e facemmo in modo di far sapere la cosa a tutti.

Ancora non abbiamo scritto alcuna riflessione, anche in questo caso come già fatto in passato, per tutti i cristiani che stanno dando la vita in Nigeria nel nome di Gesù e per il Suo nome sono perseguitati... e siamo nel 2012!

Stiamo pregando, stiamo digiunando, stiamo letteralmente soffrendo.

Possibile che non riusciamo a unirci tutti per una manifestazione di solidarietà così come abbiamo fatto per il lontano FAMILY DAY?

Per chi avesse scarsa conoscenza della storia della Chiesa, vogliamo ricordare e se necessario insegnare che i cristiani non sono mai stai chiusi nelle catacombe per nascondersi nemmeno nel tempo dei romani, quello dei primi martiri.

San Paolo insegna che la fede cresce con la testimonianza.
Qui sorge un problema: i politici si ricordano di noi quando c'è il tempo del voto e chiedono la nostra testimonianza... ma noi ci dimentichiamo di darla sempre.
Non basta la fede e la preghiera: sopra tutto e ogni cosa c'è la carità e su quella verremo giudicati. La spiritualità non può esistere senza l'azione ovvero la morale e l'etica.

Ora, se durante uno spettacolo a teatro fossero rivolte dagli attori oltraggi ad una gigantografia di Gesù sulla scena e, a conclusione della performance, venissero gettati anche degli escrementi su quell’immagine, un cattolico avrebbe il diritto di sentirsi offeso e perciò di reagire, oppure dovrebbe accettare tutto questo come arte?
Se tale domanda può sembrare teorica, debbo dire che purtroppo essa rispecchia quanto è successo - nell’assordante silenzio della nostra laica e democratica stampa - lo scorso dicembre in un teatro della “civilissima” Parigi. La trama della commedia, se così ancora vogliamo chiamarla, dal titolo “Sul concetto di volto nel Figlio di Dio”, scritta e diretta da un certo Romeo Castellucci, autore d’avanguardia, denuncia la solitudine e la degradazione dell’uomo di fronte alla vecchiaia, alla malattia e all’abbandono di Dio stesso.
Ed ecco, allora, il colpo di genio dell’autore. Nella seconda parte della rappresentazione, il palcoscenico viene letteralmente cosparso da escrementi (degna immagine di quest’opera, ndr) per mostrare l’estrema degradazione umana. Poi, senza dire una parola, in scena salgono dei ragazzi che si chinano raccogliere queste feci per poi lanciarle, come si fa in un tiro a segno, sul volto di Gesù, illustrato dallo splendido capolavoro di Antonello da Messina. Alla fine di questa azione, sull’immagine, ormai completamente imbrattata, cala un velo nero con la scritta: “You are not my shepherd” (“Tu non sei il mio pastore”).
Davanti a tanta blasfemia non tutti i cristiani hanno voluto porgere l’altra guancia. Sono stati presentati decine di ricorsi giudiziari, esposti, petizioni con migliaia di firme un po’ in tutta la Francia per la cancellazione dello spettacolo, ma tutto è stato vano.
Non vogliamo neanche pensare a che cosa sarebbe successo se, al posto del Volto di Cristo, ci fosse stato un simbolo islamico o ebraico, oppure il volto di un omosessuale. Si sarebbe gridato alla scandalo, al razzismo, al fascismo e via discorrendo; ma per offendere Cristo ci si appella all’arte e alla libertà d’espressione sapendo, con il coraggio dei vili, che a differenza di altre confessioni religiose, non c’è alcun pericolo di ritorsione, anzi solo tanta pubblicità.
Davanti al silenzio delle autorità parigine, alcuni cattolici, tutti giovanissimi, hanno protestato cercando, dopo aver comprato regolarmente il biglietto, di interrompere più volte la rappresentazione, salendo sul palco e mettendosi a pregare, tra insulti e bestemmie degli altri spettatori, fino all’arrivo della polizia che li ha arrestati e messi in galera.
Si dirà che, nonostante lo scandalo per un tale spettacolo, la risposta dei ragazzi è stata di certo troppo violenta, degna della Chiesa ottusa ed oscurantista di un tempo, nel tentativo di voler proibire ad altri di godere di tale rappresentazione. Insomma si dirà che si trattava di gente poco dialogante.
Tutto vero; ma quando allora un cristiano deve intervenire per difendere i diritti di Dio e la dignità della propria fede? Forse, come vorrebbero molti, nel silenzio? Intanto i ragazzi arrestati sono passibili di pene che vanno da uno a tre anni di carcere, come per gli spacciatori di droga o gli sfruttatori della prostituzione, con multe da 15.000 a 45.000 euro.
Quasi tutti gli arrestati sono molto giovani e non hanno certo i mezzi finanziari per difendersi dalle tante cause intentate per la loro azione di disturbo, ma non è ancora finita. Alcuni hanno già perso il lavoro ed altri lo stanno perdendo come un giovane, con famiglia a carico, che ha ricevuto un ultimatum dalla sua azienda e rischia di essere licenziato.
Tutto questo mentre chi offende Dio, grazie alla macchina della propaganda, si può erigere a martire della libertà. Giornali come Le Monde, Libération, l’Humanité, Rue89, il Nouvel Observateur, Télérama hanno messo alla gogna mediatica questi “ribelli” e, lo dico con tristezza, anche il cattolico la Croix.
Ma questa è la giustizia del mondo, come sanno bene tutti i veri cristiani. ”Se hanno perseguitato me – dice Gesù agli apostoli – perseguiteranno anche voi” (Gv 15, 17 18 20) e così, purtroppo, sarà fino alla fine dei tempi. Ma questo non significa che si debba per forza tacere fino a quella data.

venerdì 6 gennaio 2012

Alla TUA LUCE vediamo la LUCE - Cristo, la Chiesa, i Pastori e tutti noi: EPIFANIA!

I Magi, discepoli della luce, ci mostrano il corretto percorso della ragione e dei sensi per incontrare Gesù luce del mondo.
Alla Tua Luce vediamo la Luce dice il salmo 36.
Ed è vero.
Senza questa luce depositata nel cuore dell'uomo che grida a Dio, risvegliata e alimentata dalla grazia, l'uomo è cieco.
Cieco totalmente o parzialmente.
Totalmente quando non riconosce Dio nel bambino di Betlemme; parzialmente quando "riconosce" Cristo ma non la Sua Chiesa e la successione apostolica.
Meno frequente la prima cecità, assai più frequente la seconda con una miriade di sfumature. Da quella liberale a quella progressista a quella anticlericale. Da quella di una teologia della liberazione a quella del dissenso sterile.
Celebrare l'Epifania, la manifestazione di Gesù, vuol dire, dunque, non solo riconoscere Cristo, Luce del Mondo e quindi Stella della mia storia personale. Ma riconoscere la Chiesa come luce della mia storia.
Le ombre che, inevitabilmente, sono presenti nella storia della Chiesa, passata o presente, non oscurano il fiume di grazia che essa porta e che appare "manifesto" ai semplici e ai dotti, che, alla Luce vedono la Luce.
Questo perché questa Luce entra nell'intimo e fa la differenza; la totale diferenza di un uomo che si ferma (e si siede) nella ricerca e invece di un uomo che vive per la sua fede; fede che presuppone una ricerca sincera, sofferta, dinamica e umile. Una ricerca che coinvolge tutta la persona in scelte e tagli anche scomodi. Questa Luce consente alla ragione di "ragionare" bene e di vedere oltre la cortina (a volte un muro) delle proprie disconosciute dinamiche e ferite categoriali ed affettive. Quelle cortine e quei muri abbattutti a fatica ma con gioia dai santi come Francesco di Assisi che hanno fatto dell'illuminazione e della devozione la direttiva portante dell'amore a Cristo e alla Chiesa.
Qui si presenta il dissenso fecondo, quello che obbedisce e che ripara la "casa del Signore". Qui sta la vera Luce.
La Manifestazione sceglie la logica del nascondimento alla logica mondana, al fasto, al clamore e alla superbia del razionalismo. La Manifestazione sceglie la via dell'umiltà e della temperanza; della coscienza illuminata e non confusa dalla propria pazzia e dalle proprie ferite. Una Manifestazione che si comprende in ginocchio davanti a Gesù bambino e nel rispetto carico di ascolto davanti ai pastori della Chiesa, al di la dei propri meriti o demeriti.
Non perché questi ultimi meritino adorazione, anzi, ma perché ciò è gradito a Dio e a chi conosce l'umiltà di Betlemme. Perché la fede in Gesù fa compiere quel salto, impossibile ad una coscienza ferita, di riconoscere il dito di Dio anche nelle contraddizioni, forse presenti, nel pastore che ci sta innanzi nell'esercizio del suo ministero.
Luce donata per tutti, credenti e non credenti ma che, specialmente in questi tempi, è chiamata ad illuminare coloro che si chiamano cattolici ma che si sono creati un Gesù ed una Chiesa a propria immagine e somiglianza. L'Epifania dunque è festa anche Ecclesiale ed è uno stile di vita fatto di umiltà, sobrietà e temperanza. E' la conquista del posto che il Singore ti dona anche attraverso le contraddizioni della tua storia. Lo stile dei semplici e dei dotti che cercano la Luce e non la calpestano con le proprie ferite e con le proprie malignità. Che amano Cristo come unico sposo e che amano la Chiesa e danno la vita per lei. Senza cercarne un'altra da quella che si presenta storicamente... ma... lavorando umilmente e assiduamente, pagando di persona, dentro di essa. Senza cercare fughe; senza cercare sconti.Come servi inutili e, proprio per questo, cristologicamente utilissimi. Non alla ricerca di un ruolo o di un posto ma alla ricerca "nuda" del posto che il Signore ti dona. Manifestazione, Epifania, vuol dire scegliere finalmente di fidarsi di Dio. Essere cattolici infatti significa essere uomini che vivono di provvidenza. Su ogni aspetto della propria vita.Essere cattolici è un cammino verso la nudità per essere rivestiti solo del manto e della veste che il Signore nel suo tempo e nel suo amore vuole darti.Qui comincia la pace; nel deporre le armi e le immagini distorte che ci siamo costruiti pensando di adorare Dio ed invece servivamo solo la nostra miseria e il potere rubato con le nostre mani, l'invidia, la gelosia, la maldicenza, l'arroganza, l'arrivismo, la superbia.Cristo Luce del mondo conceda a ciascuno di noi questa Sapienza e il desiderio di cercarla, ancora e ancora.

ECCOCI MADRE, GUIDACI!


Mentre invitiamo a mantenere gli impegni quotidiani personali già presi, esortiamo per diventare “un cuor solo e un'anima sola” a mettersi in unione spirituale col Movimento in uno o più appuntamenti in modo costante.

Ore 7.30 Santo Rosario
Ore 12.00 Angelus (da Pasqua a Pentecoste Regina Coeli)
Ore 15.00 Coroncina della Divina Misericordia
Ore 17.20 Santo Rosario
Ore 17.40 * 18.40 (ora solare-ora legale) Apparizione della Vergine Santissima a Medjugorje
Ore 20.30 Santo Rosario
Ore 24.00 Santo Rosario
Ore 3.00 Coroncina della Divina Misericordia

Mercoledì e Venerdì: Digiuno a pane ed acqua. Per chi non può non un fioretto ma un "fiorone"... e comunque sempre digiuno dal peccato!

Terminiamo ripetendo sempre:
Maria, Regina della Pace e del Movimento, Madre mia: totus tuus!