Nutriamo l'anima e approfondiamo la conoscenza
Che l’esercizio dell’omosessualità sia un peccato grave resta tale per chiunque lo commette, ancora più grave se questi peccati e qualsiasi altro peccato viene commesso da anime consacrate. E che uomini di Chiesa si siano macchiati di tali gravi delitti non dispensa la Chiesa Una Santa Cattolica a dover gridare ancor più forte la perversità di un tale peccato che offende Dio e rovina l’anima redenta dal Sangue di Cristo e da Lui amata e chiamata a conversione.
Premesso ciò, come indegno ministro della Chiesa ho il dovere di gridare e annunciare la Verità e guai a me se non lo facessi; consapevole che la Fede della Chiesa è più grande della fede del singolo credente (CCC 181).
Tutte le volte che ci troviamo di fronte a un’infrazione, più o meno grave, della legge di Dio, dobbiamo fare una netta distinzione tra il peccato e il peccatore: il primo va condannato a differenza del secondo. Noi infatti non conosciamo quale grado di responsabilità ha colui che infrange la legge. Ma grave errore sarebbe se per rispetto umano si giustificasse anche il peccato!
La stessa distinzione dobbiamo tenere nel valutare il comportamento omosessuale o, come scriveva il Catechismo di Pio X, il peccato impuro contro natura. In questo caso noi dobbiamo sempre stabilire una netta e doverosa differenza tra il giudizio di un’azione cattiva in se stessa, da condannare, e il giudizio morale sulla persona che la commette, giudizio che deve essere molto cauto, perché nessuno può valutare il grado di responsabilità della persona che ha compiuto quell’azione. Gesù ordina senza mezzi termini: non giudicate e non condannate, perdonate, la stessa misura che usate con gli altri, sarà usata con voi. Ma ciò non vuol dire che la misericordia si dimentichi che il peccatore va aiutato a liberarsi dal peccato. Anzi bisogna sostenerlo nel “va e non peccare più”.
Certo l’inclinazione omosessuale costituisce per la persona umana una dura prova. Essi vanno accolti con rispetto, con delicatezza, senza ingiusta discriminazione, dice il Catechismo della Chiesa Cattolica (2358). Per conservarsi casti essi devono attingere con fede alla preghiera e alla grazia sacramentale. Per questo il vero rispetto verso chi cade nell’errore, in un qualsiasi peccato, è quello che denuncia il peccato ma abbraccia il peccatore pentito e lo sostiene lo accompagna nel cammino di conversione con la preghiera e la carità fraterna.
Pertanto il mio compito è ricordare a tutti i credenti e non su questo argomento quali sono gli insegnamenti delle Sacre Scritture,del Magistero e della Dottrina della Chiesa, e per coloro che non credono l’oggettività della legge naturale che non può essere violata.
In sintesi, nella creazione dell’uomo, il libro della Genesi, primo libro della Bibbia, nelle primissime battute afferma: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi”».
La volontà di Dio è chiara: i due formeranno una carne sola per la contentezza dell’unità e per la gioia di dar vita a nuove creature. Splendida l’esclamazione di Adamo quando si vide davanti la sua donna: “Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa” (cf Gn 2-3).
Un episodio narrato in questo stesso, Dio colpisce l’abominio le due città, Sodoma e Gomorra, perché i suoi abitanti si erano pervertiti seguendo l’unione tra persone dello stesso sesso (Gn 18-19).
II peccato di Sodomia viene descritto come omosessualità (Gn 19,5), come autogiustificazione (Is 3,9) e anche come orgoglio e comportamento poco sociale (Ez 16,49).
Scrive l’Apostolo delle genti: “Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che si addiceva al loro traviamento. E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa di una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d`invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa” (Rm 1,24-32).
Possiamo dunque affermare che secondo la Sacra Scrittura l’atto omosessuale è decisamente un abominio davanti a Dio, perché contrario alla legge naturale, infatti sbarra la via alla vita e al vero profondo amore.
Pertanto il Magistero della Chiesa cattolica ha sempre dichiarato che gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso sono intrinsecamente disordinati, cioè contrari alla legge naturale. Comportamenti che violano direttamente la legge naturale, dando vita ad una serie di vere e proprie aberrazioni sommamente invise all’Altissimo. Il catechismo tradizionale ha unificato questa fattispecie nella categoria del “peccato impuro contro natura”, che per la sua straordinaria gravità rientra nei quattro peccati che “gridano vendetta al cospetto di Dio” (insieme all’omicidio volontario - in cui ovviamente è da comprendere l’aborto - all’oppressione dei poveri e alla frode della giusta mercede agli operai). Il fatto che gridino vendetta al cospetto di Dio significa che essi rappresentano una sorta di “provocazione” della divina giustizia che, pur essendo ordinariamente lenta a punire e incline alla clemenza, non può tuttavia non intervenire assai severamente contro questi crimini, non solo con punizioni esemplari nell’altra vita, ma anche con gravi castighi in questa presente. Spesso mi sento dire che oggi il Catechismo non è più quello di San Pio X, quindi sarebbe cambiato, assolutamente falso! Infatti anche il Catechismo della Chiesa Cattolica attuale parla di questi peccati. Ne cambia solo la dizione. Anziché chiamarli “peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio”, li chiama” peccati che gridano verso il cielo”, ma la sostanza è la stessa.
Ecco il testo: “La tradizione catechistica ricorda pure che esistono «peccati che gridano verso il cielo».
Gridano verso il cielo: il sangue di Abele (Cf Gen 4,10); il peccato dei Sodomiti (Cf Gen 18,20; Gen 19,13); il lamento del popolo oppresso in Egitto (Cf Es 3,7-10): il lamento del forestiero, della vedova e dell'orfano (Cf Es 22,20-22); l'ingiustizia verso il salariato (Cf Dt 24,14-15; Gc 5,4)” (CCC 1867).
Pertanto amici carissimi non possiamo certamente gioire se sempre più si tende a far diventare addirittura oggetto di “orgoglio” ciò che in natura stesso è “disordinato”.
Preghiamo la Vergine Santa perché disperda i pensieri dei superbi , e metta nei cuori di tutti noi un vero amore. Per Dio e per la verità che salva l’uomo Gesù Cristo Signore Nostro!
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