Nell’imminenza di elezioni politiche e amministrative che si svolgono in condizioni particolarmente drammatiche per l’Italia, ricordiamo ai cattolici e a tutti gli italiani che hanno a cuore il bene comune del Paese e credono nell’esistenza di una legge naturale, iscritta nel cuore di ciascuno e che la ragione può conoscere, il primato in ogni scelta politica dei «princìpi non negoziabili» (Papa Benedetto XVI) che attengono alla vita, alla famiglia e alla libertà di educazione.
La parola del Papa
Come lo stesso Pontefice non perde occasione di ricordare, è un grave errore pensare che nelle scelte politiche si debba guardare prima ai programmi economici e solo in secondo luogo ai princìpi relativi alla vita e alla famiglia. Al contrario, le radici della crisi economica non sono soltanto, e neppure principalmente, economiche: sono morali, e ogni aggravamento della crisi morale attraverso leggi contrarie al diritto naturale non manca di avere gravi conseguenze anche sull’economia. Ed è scandaloso che anche politici sedicenti cattolici affermino — contro il chiaro e ripetuto insegnamento del Magistero — che nelle scelte e nelle alleanze elettorali si debba guardare prima all’economia che ai «princìpi non negoziabili». Al contrario, come insegna l’enciclica Caritas in veritate, magna carta della dottrina sociale della Chiesa per il secolo XXI, «la questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica» e il «campo primario e cruciale [...] è oggi quello della bioetica, in cui si gioca radicalmente la possibilità stessa di uno sviluppo umano integrale».
Purtroppo, nella legislatura che si sta concludendo esponenti di tutti i partiti hanno mostrato grave confusione sui «princìpi non negoziabili», anche se il governo di Centrodestra ha ostacolato una deriva libertaria su questi princìpi, mentre il Partito Democratico e i suoi alleati hanno promosso l’attacco a quanto la dottrina sociale della Chiesa considera cruciale in materia di vita, famiglia e libertà di educazione.
Sei punti non negoziabili
Senza rilasciare deleghe in bianco a nessun partito o movimento, invitiamo i cattolici e i cittadini italiani che credono nel diritto naturale e nell’oggettività del bene comune a sostenere soltanto quelle formazioni e — dove la legge permette la scelta del candidato, come in sede amministrativa — quei candidati che — evitando dichiarazioni generiche e vaghe, e indicando la serietà delle loro intenzioni anche con riferimento alle alleanze che propongono di stipulare con altre forze politiche — s’impegnino, sui seguenti sei punti essenziali:
1. a considerare l’aborto non una conquista, ma una sconfitta delle donne e a porre in essere misure efficaci che limitino il numero degli aborti, aiutino le madri in difficoltà, contrastino il ricorso alle pillole abortive e sostengano i singoli e le organizzazioni autenticamente pro life, nella prospettiva di quel superamento di ogni «liberalizzazione» o «codificazione» dell’aborto richiamato da ultimo da Papa Benedetto XVI nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2013;
2. a considerare eutanasia e suicidio assistito — come insegna l’enciclica Caritas in veritate — «ingiustizie inaudite», frutto di «posizioni culturali negatrici della dignità umana», e a sostenere in materia di fine vita esclusivamente prospettive giuridiche che non contengano alcuno spunto eutanasico e che contrastino l’attivismo giudiziario favorevole all’eutanasia;
3. a non introdurre alcuna norma che liberalizzi o renda più facile il consumo di droghe, anche cosiddette «leggere»;
4. a considerare il matrimonio esclusivamente come l’unione di un uomo e di una donna, opponendosi fermamente a qualunque forma di riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali, e in modo ancor più risoluto a leggi che permettano a coppie omosessuali l’adozione di bambini, nello stesso tempo impegnandosi in una reale promozione della famiglia e della maternità come motore della crescita, anche sociale ed economica, della società;
5. a contrastare leggi sulla cosiddetta omofobia che — ben al di là della lotta doverosa contro forme di violenza, di aggressione e d’ingiusta discriminazione contro le persone omosessuali — si risolvano in divieti di promuovere e diffondere pubblicamente la tesi, ribadita nel Catechismo della Chiesa Cattolica, secondo cui«gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati», «sono contrari alla legge naturale» e «in nessun caso possono essere approvati»;
6. a riconoscere il principio della libertà di educazione e la funzione fondamentale, benefica e indispensabile per il Paese delle scuole cattoliche, di ogni ordine e grado, nonché le difficoltà che tali scuole oggi attraversano, impegnandosi formalmente anzitutto a non imporre nuove tasse che costringerebbero molti istituti a cessare la loro attività, quindi a realizzare effettivamente la libertà di educazione attraverso il sostegno ai genitori che scelgono la scuola cattolica o qualsiasi altra scuola non statale, in particolare con la detraibilità fiscale delle rette scolastiche e dei contributi liberamente corrisposti agl’istituti scolastici, conformemente al modello di sussidiarietà fiscale espressamente indicato nell’enciclica Caritas in veritate.
Non lasciamoci ingannare
Nessuno si lasci ingannare da chi deforma la nozione di «princìpi non negoziabili». Si tratta di una nozione tecnica che Papa Benedetto XVI ha formulato ripetutamente citando i tre ambiti della vita, della famiglia e dell’educazione — talora aggiungendo come orizzonte fondamentale quello della libertà religiosa — e che non può essere distorta estendendola a sfere importantissime per il bene comune e che certamente nessuno suggerisce di trascurare, come il rispetto della legalità e il diritto al lavoro. Non è solo ma è anzitutto sui «princìpi non negoziabili» che vanno giudicati candidati e programmi.
Nessun commento:
Posta un commento