domenica 31 luglio 2011

Vacanze... CRISTIANE!

Per monsignor Juan del Río Martín, Arcivescovo castrense di Spagna, “ci sono due modi di vivere le vacanze”: “quello più potenziato dalla cultura edonista dominante è il 'dolce far niente'”, “l'altro modo è quello che propone Benedetto XVI di mettere il Vangelo nella valigia, che vuol dire diventare padroni delle nostre vacanze, saperle valorizzare ma non mitizzarle mai e scoprire i valori che racchiude questo periodo dell'anno”.
Per queste ragioni, il presule indica dieci punti per vivere delle vacanze realmente cristiane, il primo dei quali è “il riposo”.
“La fatica e l'affanno per il lavoro e altre occupazioni offuscano il criterio del vero e del giusto – osserva –. Le vacanze sono un periodo utile per riprendere le forze fisiche, psichiche e spirituali che rendano possibile un cambiamento negli aspetti della vita che lo richiedono”.
Il secondo aspetto è la riflessione: “bisogna cercare spazio e tempo per pensare a sé”. “Non aver paura di incontrare te stesso e vincere la superficialità che produce il trambusto della vita ordinaria. Per questo, non dimenticarti dei Vangeli, che ti aiuteranno”.
C'è poi “l'allegra serenità”: “i divertimenti distraggono, i viaggi allontanano momentaneamente i problemi”, “ma l'allegria permanente deriva dal fatto di avere la 'casa interiore' in ordine. Le vacanze sono un periodo privilegiato per una 'messa a punto'”.
Il quarto punto sottolineato dall'Arcivescovo castrense è la famiglia: “in una società in cui il padre e la madre lavorano fuori casa, i figli si godono poco i genitori”, ma il periodo delle vacanze “può stringere molto i legami familiari, aumentare la comunicazione tra i membri e aiutare quelli che ne hanno più bisogno”.
Non va poi dimenticata l'amicizia, perché “i rapporti tra gli amici hanno bisogno di tempo”. “Le vacanze sono un momento propizio per avvicinare amici, riparare alle dimenticanze, sanare malintesi, visitare un amico malato e passare ora in buona compagnia”.
Allo stesso modo, bisogna “riscoprire la bellezza della fede”, perché “si deve saper captare la bellezza delle opere umane che ci hanno lasciato i nostri antenati”, coltivando “la sensibilità verso il nostro patrimonio storico, artistico, culturale e religioso”.
Il settimo punto è “il silenzio”, in cui “riusciamo a percepire le voci più significative per la nostra realizzazione personale”. “Quanti apprezzano il silenzio diventano 'maestri' dell'ascolto e della comunicazione”, osserva il presule.
L'ottavo e il nono punto sono invece la preghiera e la cura del creato. La preghiera, “scarsa per le tante occupazioni”, è nelle vacanze “un momento per una maggiore comunicazione con il Signore e per ricevere da Lui la forza e lo stimolo per il nostro cammino quotidiano”, mentre l'apprezzamento del creato permette di “valorizzare lo splendido spettacolo che ci offre ogni giorno gratuitamente madre natura, in cui è tanto palpabile l'impronta del Creatore”.
L'ultimo aspetto sottolineato dal Vescovo è infine “la solidarietà”, perché “in vacanza non si deve mai dimenticare l'amore per i poveri”, che si manifesta “nel contenere le spese e nella condivisione, curando gli anziani e facendo loro compagnia e sostenendo interessanti attività sociali e pastorali”.


BUONE... SANTE VACANZE A TUTTI

lunedì 18 luglio 2011

Il Cardinale di Milano Scola: SERVE UN SOPRASSALTO DI COSCIENZA CIVICA



“È sempre più chiaro che il Paese ha bisogno di un soprassalto di coscienza civica, soprattutto in questi tempi di grave crisi economico-finanziaria”. E' quanto ha detto domenica il Cardinale Angelo Scola, Amministratore apostolico del patriarcato di Venezia nonché Arcivescovo eletto di Milano, nel tradizionale “discorso del Redentore”.
Dal 2003, in occasione della festa del Santissimo Redentore, che cade nella terza domenica di luglio, il Cardinale Scola ha proposto di anno in anno alcune riflessioni su temi diversi di particolare rilevanza ecclesiale sociale, civile e antropologica per la città di Venezia e non solo. Quella del Redentore è una festa molto sentita dai veneziani e viene celebrata a memoria del pericolo scampato di una pestilenza che colpì la città nel 1575.
La crisi – ha detto il porporato nel suo discorso - “non potrà certo trovare soluzione nei pur necessari aggiustamenti tecnici delle regole di mercato, perché il mercato non è un fatto di natura, ma di cultura e dunque ha nel fattore umano e nella sua qualità morale una componente indispensabile. Anche la riforma del mercato chiede rinnovamento antropologico ed etico”.
Per questo ha richiamato l’invito del Santo Padre “a un rinnovato impegno dei cattolici in politica” capace di armonizzare “il necessario realismo etico e politico”.
Il porporato è poi passato ad affrontare alcuni fenomeni di disagio sociale quali l’abbandono scolastico precoce, l’inattività, la disoccupazione, la precarietà e la perdita del lavoro.
“In questo contesto – ha detto – quella che è stata chiamata 'emergenza educativa' sta assumendo le dimensioni e i contorni della questione sociale del nostro tempo. Non si può restare inerti di fronte all’accusa di 'non essere un Paese per giovani!'”.
“Il compito educativo ha però bisogno di una chiarezza di obiettivi. Esso non può ridursi allo stereotipato richiamo ai valori, ma domanda un impegno personale e comunitario a far fare l’esperienza dei valori”. Inoltre, “le famiglie, a cui spetta primariamente la responsabilità educativa, dovranno essere sostenute da politiche adeguate”.
Allo stesso modo, ha continuato, “vi è l’urgente bisogno educativo di rendere consapevoli ciascuno delle oggettive implicazioni sociali e di bene comune del proprio agire”, così che ogni cittadino diventi responsabile in prima persona, indipendentemente dal ruolo sociale che ricopre. Compito della legge diventa, quindi, “educare ad agire secondo virtù, anzitutto le virtù che riguardano direttamente la vita comune”.
Non è poi mancato il riferimento al “ruolo di promotore di pace nel Mediterraneo” che il Nordest può svolgere facendosi interprete di imperativi come il “dialogo”, la “coesione”, la “convergenza”, l'“integrazione” e lo “sviluppo” e mettendo a frutto “l’importante tradizione di accoglienza e di relazioni della Serenissima”.
Ma nonostante la “straordinaria ricchezza della società civile” che le hanno sempre caratterizzati “anche Venezia e il Nordest sono immersi nel passaggio epocale in atto in tutto il pianeta”; nella “transizione, non priva di forte travaglio, dalla modernità al postmoderno, di cui tutti gli uomini e le donne del nostro tempo portano i segni”.
“Per questo – ha continuato – sono lieto di comunicare che i giorni scorsi ho formalmente istituito le prime due Unità di lavoro per la transizione una per il litorale e l’altra per la città lagunare. Sono organismi che, con preciso riferimento alla dottrina sociale della Chiesa, intendono mettere in collegamento persone che operano negli svariati ambiti della società civile in vista di un confronto e di una collaborazione aperta a tutti”.
“Ben coscienti della netta distinzione che intercorre tra realtà ecclesiale e società civile – ha spiegato infine –, questi organismi opereranno al fine di valorizzare, mediante proposte concrete, il bene politico primario dell’essere insieme”.
I prossimi appuntamenti nell'agenda del nuovo Arcivescovo di Milano sono ora: il 5 settembre, al teatro La Fenice e su iniziativa del comune di Venezia, dove ci sarà il momento di saluto da parte delle autorità civili e del mondo della cultura; e il 7 settembre, nella Cattedrale di San Marco, dove si terrà la solenne concelebrazione eucaristica per il saluto da parte della Chiesa veneziana.
Il Cardinale Scola celebrerà la prima messa solenne nel Duomo di Milano il 25 settembre.

Angelus 17 luglio 2011: LA FEDE IMPEDISCE AL MALE DI RADICARSI

Cari fratelli e sorelle!
Le parabole evangeliche sono brevi narrazioni che Gesù utilizza per annunciare i misteri del Regno dei cieli. Utilizzando immagini e situazioni della vita quotidiana, il Signore "vuole indicarci il vero fondamento di tutte le cose. Egli ci mostra … il Dio che agisce, che entra nella nostra vita e ci vuole prendere per mano" (Gesù di Nazaret. I, Milano, 2007, 229). Con tale genere di discorsi, il divino Maestro invita a riconoscere anzitutto il primato di Dio Padre: dove Lui non c’è, niente può essere buono. E’ una priorità decisiva per tutto. Regno dei cieli significa, appunto, signoria di Dio, e ciò vuol dire che la sua volontà dev’essere assunta come il criterio-guida della nostra esistenza.
Il tema contenuto nel Vangelo di questa domenica è proprio il Regno dei cieli. Il "cielo" non va inteso soltanto nel senso dell’altezza che ci sovrasta, poiché tale spazio infinito possiede anche la forma dell’interiorità dell’uomo. Gesù paragona il Regno dei cieli ad un campo di grano, per farci comprendere che dentro di noi è seminato qualcosa di piccolo e nascosto, che, tuttavia, possiede un’insopprimibile forza vitale. Malgrado tutti gli ostacoli, il seme si svilupperà e il frutto maturerà. Questo frutto sarà buono solo se il terreno della vita sarà stato coltivato secondo la volontà divina. Per questo, nella parabola del buon grano e della zizzania (Mt 13,24-30), Gesù ci avverte che, dopo la semina fatta dal padrone, "mentre tutti dormivano" è intervenuto "il suo nemico", che ha seminato l’erba cattiva. Questo significa che dobbiamo essere pronti a custodire la grazia ricevuta nel giorno del Battesimo, continuando ad alimentare la fede nel Signore, che impedisce al male di mettere radici. Sant’Agostino, commentando questa parabola, osserva che "molti prima sono zizzania e poi diventano buon grano" e aggiunge: "se costoro, quando sono cattivi, non venissero tollerati con pazienza, non giungerebbero al lodevole cambiamento" (Quaest. septend. in Ev. sec. Matth., 12, 4: PL 35, 1371).
Cari amici, il Libro della Sapienza – da cui è tratta oggi la prima Lettura – evidenzia questa dimensione dell’Essere divino e dice: "Non c’è Dio fuori di te, che abbia cura di tutte le cose ... La tua forza infatti è principio della giustizia, e il fatto che sei padrone di tutti, ti rende indulgente con tutti" (Sap 12,13.16); e il Salmo 85 lo conferma: "Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t’invoca" (v. 5). Se dunque siamo figli di un Padre così grande e buono, cerchiamo di assomigliare a Lui! Era questo lo scopo che Gesù si prefiggeva con la sua predicazione; diceva infatti a chi lo ascoltava: "Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5,48). Rivolgiamoci con fiducia a Maria, che ieri abbiamo invocato con il titolo di Vergine Santissima del Monte Carmelo, perché ci aiuti a seguire fedelmente Gesù, e così a vivere da veri figli di Dio.

Benedetto XVI

sabato 16 luglio 2011

LA PREOCCUPAZIONE DEL MONDO ED ESSERE IL SALE DELLA TERRA

"Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto. Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi dà frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta". Dal Vangelo del giorno XV domenica del tempo ordinario anno A
(CCC n. 27)


Il desiderio di Dio è iscritto nel cuore dell'uomo, perché l'uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l'uomo e soltanto in Dio l'uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa. (CCC n. 29) Ma questo "intimo e vitale legame con Dio" può essere dimenticato, misconosciuto e perfino esplicitamente rifiutato dall'uomo.

Tali atteggiamenti possono avere origini assai diverse: la ribellione contro la presenza del male nel mondo, l'ignoranza o l'indifferenza religiosa, le preoccupazioni del mondo e delle ricchezze (Mt 13,22), il cattivo esempio dei credenti, le correnti di pensiero ostili alla religione, e infine la tendenza dell'uomo peccatore a nascondersi per paura, davanti a Dio (Gn 3,8-10) e a fuggire davanti alla sua chiamata (Gio 1,3).
In effetti la "preoccupazione del mondo" non è qualcosa necessariamente legato al "mondo del peccato" ma quell'insieme di preoccupazioni e di ansietà - e di fantasmi - che nascono dal nostro io ferito, il quale, si accanisce verso le situazioni di comodità e borghesi, e non ci spinge oltre, verso una radicale e continua trasformazione del cuore in Cristo.

Anche le cose buone possono diventare "una preoccupazione del mondo" nel momento stesso che diventano ossessive ed assolute e non luogo vocazionale. Per questo occorre continuo discernimento. Anche le "cose del Regno", gli impegni pastorali, persino alcuni valori, come la pace, l'aiuto ai poveri e le scelte di campo, possono diventare "preoccupazione del mondo" nel momento in cui cessano di essere luogo che la provvidenza ci dona per testimoniare la nostra fede e diventano il luogo di un assoluto capitolando facilmente in ideologia e prendendo il posto di Cristo.

Per questo occorre continuo discernimento.

La Chiesa in questo è madre e maestra.E il posto di Cristo non è quello di essere "il centro" della nostra vita, così come noi lo pensiamo, ma il posto che Egli decide di prendere e dove Egli decide di stare e dove Egli decide di portarci.

Perché Cristo è come un bimbo che "non ti ascolta" e fa quello che ritiene opportuno. Però, mentre un bimbo lo fa per sé, Cristo lo fa per Te e solo per Te; il tuo cuore, infatti, è amato sommamente e con amore di sangue.

Ci si può infatti ingannare. Persino con il valore della povertà, perché si può diventare "ricchi" di questo valore, alimentando il dramma della superbia... dimenticando che nudi siamo venuti al mondo e nudi siamo chiamati a lasciare questo mondo. Riconoscere di essere nudi ci aiuta ad essere vestiti - e a portare frutto - nella grazia di Cristo.

Spogliamoci dunque di noi stessi e della nostra tristezza - tristezza mortale in verità - e rivestiamoci dell'abito della gioia che solo Lui, Signore e maestro può donarci.

lunedì 11 luglio 2011

Don Alessandro Reggiani



Un altro caro amico è diventato sacerdote.



Alessandro, anzi Don Alessandro.



Caro Alessandro questa è una lettera aperta per te.



Grazie per il tuo "sì".



Conosco la tua storia e abbiamo condiviso tanti momenti insieme.



Ora è bello vedere questa tua fotografia: sei meraviglioso.



Sei tutto di Dio, oltre i tuoi errori e la tua umanità perchè tu es sacerdos in aeternum.



Ti sei sempre affidato alla Regina della Pace e proprio nel suo giorno sei diventato sacerdote: segno grande per te e per tutti noi.



Nella preghiera hai affrontato i momenti difficili e proprio questi sono stati la tua scuola, certamente più dura e impegnativa della tua laurea in ingegneria.



Ti sei sempre preparato scrupolosamente nello studio e nella pastorale e nello stesso tempo eri pronto anche per una bella partita di calcetto.



I rosari detti insieme per strada o in Cappella, le nostre conversazioni sulla Chiesa e la sua storia, l'idea di riportare nei seminari la mistica, l'adorazione eucaristica e tutte le nostre conversazioni e confronti... sono tanti i ricordi e tanto e profondo è quello che ha unito te, me e don Alessandro De Parri.



La Regina della Pace ti ha preso per mano: sei il suo figlio prediletto.



Oggi rileggo ancora la tua lettera.



Sono così felice e con le lacrime ringrazio Dio.



Non ti mancherà mai la mia preghiera e quella del Movimento Gospa ma tu non fare mancare a noi la tua benedizione.



Ti abbraccio con affetto: siamo uniti nel Signore e pronti a dare la vita per Lui sempre, in ogni istante.



La tua vita sia una Santa Messa... la nostra vita sia una Santa Messa: sacrificio gradito a Dio.



Sii sale della terra, luce che sta sopra il moggio, canale di misericordia e tenerezza, di giustizia e forza, voce che grida nel deserto ma anche sopra i tetti.



Spezza per noi il Pane... oggi.






Tuo Dario Maria





sabato 9 luglio 2011

Don Stefano Gobbi prega per noi




Nel giorno della solennità di Pietro e Paolo e nell'ora della Divina Misericordia, don Stefano Gobbi è tornato a Casa.

Molti lo conoscono per il Movimento Sacerdotale Mariano e per i messaggi che diffondeva da quando a Fatima ebbe le prime locuzioni interiori nel 1972.

Noi lo vogliamo ricordare come un uomo di Chiesa, fedele al Papa, apostolo di Maria in quanto molto innamorato della nostra cara Mamma e apostolo delle genti in quanto diffuse e "fece tornare di moda" (scusate il virgolettato ma rende molto l'idea della realtà) l'importante atto di consacrazione della propria persona alla Madonna e al Suo Cuore Immacolato attraverso una seria preparazione.

Una seria preparazione che non si deve intendere sotto l'aspetto culturale, ma spirituale: preghiera, fedeltà alla preghiera quotidiana, sacramenti e Sacra Scrittura.

Devozione intesa come azione, coscientizzazione.
Don Stefano Gobbi aveva visitato più volte i cinque continenti per presiedere i Cenacoli Regionali, facendo circa 900 voli di aereo e numerosi viaggi in macchina e in treno ed ha fatto 2.210 Cenacoli, di cui 1.015 in Europa, 840 in America, 97 in Africa, 116 in Asia e 142 in Oceania.

Dopo il 1995 fino a ieri, Don Gobbi ha continuato a presiedere i Cenacoli in tutti i cinque i continenti nonostante l'età e un grosso infarto.
Le 3 del pomeriggio ci indicano l’ora della Misericordia, la Coroncina della Divina Misericordia, e Don Gobbi per molti anni portò nel mondo l’annuncio della Misericordia di Gesù.
Al Movimento, diffuso oggi in tutto il mondo, aderiscono alcuni Cardinali, oltre 350 Arcivescovi e Vescovi, 150.000 Sacerdoti del clero secolare e di tutti gli Ordini e Istituti Religiosi, oltre a decine di milioni di fedeli.

Ogni giudizio lo lasciamo alla Santa Madre Chiesa, noi siamo certi che pregherà per tutti noi e che anche oggi ci sta invitando a fare quello che fece lui: diffondere la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, la preghiera del Rosario, la Coroncina della Divina Misericordia.

In che modo?

Facendo noi per primi tutto questo... ogni giorno, più volte al giorno.

Fede... fedeltà... questo ci chiede Dio, questo consola il suo Cuore, per questo intercede la Madonna per noi come ci ha ricordato ancora nell'ultimo messaggio del 2 a Medjugorje.

Abbiamo conosciuto personalmente Padre Adriano Gerli, Padre Tito, Madre Teresa di Calcutta, Fratel Ettore, Don Benzi, Giovanni Paolo II... il Movimento Gospa è impregnato di questi insegnamenti viventi di santità e ha avuto il dono di ricevere l'unica statua fino ad oggi benedetta da un Papa di Maria Regina della Pace di Medjugorje (se escludiamo quella di Civitavecchia che però arrivò nella mani del Santo Padre per il fenomeno straordinario della lacrimazione).

Anche questi sono segni che non possiamo dimenticare o sottovalutare.


Caro don Stefano Gobbi, prega per noi!

venerdì 8 luglio 2011

La Madre Chiesa Cattolica e i figli e le figlie omosessuali: indicazioni, aiuto, sostegno, presenza e... TANTO AMORE!

La Commissione per la dottrina della Conferenza Episcopale Canadese (CECC) ha pubblicato il 27 giugno una lettera sul ministero pastorale con giovani che provano attrazione per persone dello stesso sesso.
Mentre gli atti omosessuali sono sempre oggettivamente sbagliati, le inclinazioni non costituscono di per sé un peccato o una mancanza morale”, indicano i Vescovi.
Per molta gente l'attrazione omosessuale è una prova. I pastori devono quindi avvicinarsi con molta prudenza e carità”.
Le persone che provano un'attrazione erotica e affettiva per persone dello stesso sesso in modo predominante e non solo episodico “devono essere accolte con rispetto, misericordia e delicatezza”, sottolinea il testo, evitando qualsiasi “discriminazione ingiusta”.
“Queste persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita”.
Nella lettera, la commissione episcopale lamenta che “l'ingiustizia, l'odio o la violenza nell'incontro di persone con tendenze omosessuali si verifichino purtroppo ancora troppo spesso tra noi”, esortando “a non perpetrarli con parole o azioni”.
Il documento ricorda che la Chiesa non condanna mai le persone che sentono un'attrazione omosessuale, sottolineando anche che “nell'insegnamento e nei documenti ufficiali della Chiesa non si usano le parole 'gay' né 'lesbica' per designare queste persone”, visto che “non evocano la persona con la pienezza e la ricchezza che la Chiesa riconosce e rispetta in ogni uomo e in ogni donna”.
Esistere per un altro
La lettera indica poi che “la complementarietà tra l'uomo e la donna è inerente al disegno creatore”.
“L'uomo è chiamato a esistere 'per' l'altro, a diventare un dono”, sottolinea il testo, citando la Lettera Apostolica Mulieris Dignitatem di Giovanni Paolo II, e si riferisce alla sessualità umana come a un “segno potente dell'amore oblativo di Dio”.
Allo stesso modo, indica che “l'atto genitale posto fuori dall'alleanza del matrimonio non può compiere la doppia finalità voluta dal Creatore”: l'approfondimento dell'amore tra gli sposi e la procreazione e l'educazione dei figli.
I Vescovi indicano anche che il processo che sperimentano tutti i giovani per comprendere e integrare la propria identità sessuale è “a lungo termine”.
“Può anche incontrare numerosi ostacoli”, aggiungono, citando “la pressione dei mezzi di comunicazione (in particolare Internet), il relativismo morale ampiamente esteso e l'edonismo diffuso da una società secolarizzata”.
Per vincerli, “la comunità cattolica ha anche la responsabilità di testimoniare la verità completa sulla sessualità umana”, contrastando le “false nozioni di libertà” che possono disorientare i giovani e nuocere loro.
“Per i giovani che vivono un'attrazione omosessuale e per coloro per i quali il matrimonio non è un'opzione, scegliere la castità come valore positivo rappresenta una sfida grande e costante”, affermano i Vescovi.
Rivolgendosi a chi li accompagna, segnalano la necessità di “esortarli a vivere il loro celibato castamente come discepoli di Gesù che continuano la via del sacrificio fino alla gloria della vita eterna”.
Citando la Lettera di San Paolo ai Colossesi, ricordano che “innumerevoli cristiani nel corso dei secoli hanno scoperto che l'amicizia di Gesù e la sua sollecitudine apportano la cura interiore e la pace e ci rendono capaci di dar frutto per la vita del suo corpo, la Chiesa”.
In questo senso, spiegano che “lungi dall'essere condannata a una 'vita senza amore', la persona con tendenze omosessuali è chiamata a vivere nell'amore e nella grazia di Gesù Cristo”.
“Solo Lui riempie la nostra personalità umana e la eleva al Padre – aggiungono –. Una vita così comporta il dono e il sacrificio di se stessi, prove di un amore autentico per Dio e per i nostri fratelli e le nostre sorelle”.
Suggerimenti per genitori e figli
Circa i genitori che hanno un figlio con tendenze omosessuali, il testo indica la necessità di avere “pazienza, dominio di sé, prudenza e comprensione”.
“Ricordate che vostro figlio, ora più che mai, ha bisogno di voi e della vostra famiglia”, ricordano i Vescovi, sottolineando che i figli sono sempre un dono di Dio e invitando a “cercare di agire con amore e confidando nella Provvidenza divina”, accogliendo il figlio, esortandolo ad essere fedele alla vita spirituale e, se necessario, sollecitando l'accompagnamento di un sacerdote o l'aiuto di un consigliere.
Avvertono anche della tentazione al suicidio che possono sperimentare alcune persone “quando non riescono più a negare o a ignorare una profonda tendenza omosessuale”, e chiedono che “i consulenti professionali e gli psicologi che ricevono i giovani si distinguano per la loro maturità umana e spirituale” e aderiscano all'insegnamento della Chiesa sull'omosessualità e la castità.
Ai giovani con tendenze omosessuali, i Vescovi esprimono vicinanza e chiedono di accettare l'amore di Dio e di ricordare che “fin da prima della creazione del mondo siete stati scelti per essere santi e immacolati alla sua presenza”.
In concreto, li esortano a “pregare senza sosta” e ad “essere vigili”, ad “accostarsi frequentemente ai sacramenti” e a “coltivare amicizie virtuose”.
Allo stesso modo, apprezzano nella lettera la testimonianza di uomini e donne con tendenze omosessuali che “testimoniano il Vangelo attraverso la loro generosità e il loro servizio della carità nella verità”.

giovedì 7 luglio 2011

Medjugorje: i lavori della Commissione e il punto di vista di Padre Stefano De Fiores



Medjugorje: un fenomeno «ecclesiale» davanti al quale «sia i teologi che i fedeli sono chiamati a non rimanere passivi» perché la decisione finale sull’autenticità delle presunte apparizioni sia il frutto di un «discernimento condiviso da tutti». Per padre Stefano De Fiores, mariologo della Pontificia facoltà teologica Marianum, ciò che da 30 anni accade a Medjugorje ha assunto un’importanza tale da non poter lasciare indifferenti. Testimonianza ne è il fatto che il Papa ha voluto «avocare a sé, con l’aiuto di una Commissione internazionale, la decisione ufficiale sulla veridicità delle "visioni" e dei messaggi».



Perché tutta questa importanza?



Medjugorje oggi è una meta di pellegrinaggi e anche un punto di riferimento per molti in tutto il mondo. Numerose persone lì hanno sperimentato qualcosa che ha toccato e cambiato la loro vita: davanti ai tanti che hanno vissuto un’esperienza positiva di conversione, di revisione di vita e di crescita nella fede tutti i ragionamenti vanno sospesi, perché non si può negare l’esperienza. Di tutto questo non si può che ringraziare il Signore.



Una Commissione è al lavoro sull’autenticità delle apparizioni mariane: quali i criteri che si usano in questo casi?



Nella verifica di casi come questo il primo punto riguarda la credibilità dei «veggenti». A Medjugorje i medici e gli esami scientifici hanno escluso che si tratti di persone allucinate o malate. Ma anche se la scienza non ci avesse detto niente riguardo a questo mi pare che il loro grado di credibilità si esprima bene nel modo in cui conducono la loro vita: sono persone normali, padri e madri di famiglia, che danno una testimonianza semplice di vita cristiana.



E gli altri criteri?



Il secondo riguarda il contenuto dei messaggi : in nessuno di essi si è trovato qualcosa che sia contro l’ortodossia della Chiesa. Anzi essi appaiono pienamente evangelici: invitano alla preghiera, al digiuno, alla pace, alla concordia, alla fraternità. E sono evangelici anche nello stile poiché lasciano sempre spazio alla responsabilità e alla libertà personale. Il terzo criterio, infine, sono i frutti. Chi si reca a Medjugorje rimane colpito dal clima di preghiera e di intima comunione con Dio. Certo esistono anche incomprensioni attorno al fenomeno, ma queste non possiamo addebitarle ai «veggenti» o alle «apparizioni», perché dipendono piuttosto dalla situazione storica, ambientale e pastorale del luogo.



Si delinea quindi un riconoscimento positivo ufficiale?



La decisione finale spetterà al Papa. La Chiesa nel 1991 con la dichiarazione di Zara si pronunciò in modo «attendista», sospendendo cioè il giudizio. Certo quel documento chiedeva ai vescovi di non organizzare pellegrinaggi per non dare l’impressione che la Chiesa fosse già giunta a una decisione. Molti vescovi, però, vi si recano in forma privata perché sentono l’esigenza di non rimanere passivi davanti al fenomeno: anche la loro esperienza contribuirà al discernimento che porterà alla valutazione ufficiale.



Che significato dare ai dieci messaggi che la Vergine avrebbe affidato ai presunti veggenti?



Innanzitutto va ricordato che la Rivelazione si è conclusa con Cristo e che quindi ogni messaggio successivo, anche quelli mariani, non fanno altro che riprendere quello che è già stato rivelato dal Figlio di Dio. Per dirla con san Tommaso, allora, questi messaggi sono forme della profezia della Chiesa, che è fondata sugli Apostoli e sui profeti. I messaggi segreti appartengono al genere «apocalittico» e con essi in realtà Maria vuole solo alimentare la speranza. L’autentico messaggio dell’Apocalisse, infatti, è che le forze del bene trionferanno su quelle del male. Ma il cammino del bene è continuamente osteggiato dal male e quindi il richiamo della Madonna è fondamentalmente a una continua vigilanza, perché la Chiesa non ceda ai compromessi, non si addormenti aspettando passivamente una vittoria ultima del bene.



È per questo che da Medjugorje l’invito più pressante è quello alla preghiera?



Certo, non basta l’obbedienza a Dio ma è necessario il dialogo con lui per vivere da figli. E la preghiera non deve essere un grido nelle necessità ma un sistema di vita che ci colloca nella relazione con il Padre.


avvenire.it

domenica 3 luglio 2011

Medjugorje: messaggio della Regina della Pace dato a tutti noi attraverso Mirjana



Cari figli,



oggi per la vostra unione con mio Figlio, vi invito ad un passo difficile e doloroso. Vi invito al riconoscimento completo ed alla confessione dei peccati, alla purificazione. Un cuore impuro non può essere in mio Figlio e con mio Figlio. Un cuore impuro non può dare un frutto d'amore e di unità. Un cuore impuro non può compiere cose rette e giuste, non è un esempio della bellezza dell'Amore di Dio per coloro che gli stanno attorno e che non l'hanno conosciuto. Voi, figli miei, vi riunite attorno a me pieni di entusiasmo, di desideri e di aspettative, ma io prego il Padre Buono di mettere, per mezzo dell0 Spirito Santo del mio Figlio, la fede nei vostri cuori purificati.

Figli miei, ascoltatemi, incamminatevi con me

sabato 2 luglio 2011

Dio vuole donarti il suo cuore!



Allora Abramo gli si avvicinò e gli disse: "Davvero sterminerai il giusto con l'empio? ".



Dio è innamorato di Abramo perché egli non è solo l'uomo del "timor di Dio", della Fede robusta e sofferta che genererà una moltitudine, ma anche perché Egli è l'uomo che vede come Dio e pensa come Dio.



E' uno scienziato in termini spirituali.



E' uomo di Scienza.



Come un padre gioisce che il proprio figlio balbetti le prime parole e muova i primi passi, così Dio ama nascondersi per suscitare in noi la fede e le "viscere di misericordia".



Dio, l'umile per eccellenza, ama farsi da parte perché la nostra personalità emerga e si trasfiguri e si divinizzi.



Così Egli fa lo stesso con Abramo: eccita la fede e la compassione del patriarca perché sia icona di come ciascuno di noi è chiamato a "sentire" e, soprattutto, perché impariamo a conoscere il cuore di Dio carico e traboccante di Amore.



Allo stesso modo Gesù farà con sua madre Maria alle nozze di Cana, Dio stimola alla crescita perché tutta la bellezza autentica della creatura venga fuori.



Non è una bellezza sguaiata e sensuale ma la bellezza sobria dei figli di Dio. Quella bellezza che sostiene il mondo in maniera misterica ma anche concretissima. Quella bellezza e quella "realizzazione" che il mondo non può dare perché non la conosce ma che il cuore di Dio, che conosce bene tutte le profondità del nostro cuore, ama voler dare ad ogni sua creatura. Egli che veramente serve ciascuno di noi come il più premuroso dei padri e il più appassionato degli amanti.

venerdì 1 luglio 2011

I ricordi affettuosi di Benedetto XVI nel 60° anniversario di sacerdozio

Benedetto XVI ha lasciato spazio alle confidenze.

“Non vi chiamo più servi ma amici”: queste parole di Gesù costituiscono, ha confessato, il ricordo più intimo di quella splendida giornata estiva in cui insieme a 43 seminaristi, tra cui suo fratello Georg, ricevette l'ordinazione sacerdotale dalle mani del Cardinale Michael von Faulhaber (1869-1952) nella Cattedrale di Frisinga, vicino Monaco.

Le pronunciò il porporato, grande oppositore del nazismo, ai nuovi sacerdoti al termine della cerimonia di ordinazione, e Joseph Ratzinger sentì che era Cristo stesso a rivolgersi a lui.

“Io sapevo e avvertivo che, in quel momento, questa non era solo una parola 'cerimoniale', ed era anche più di una citazione della Sacra Scrittura. Ne ero consapevole: in questo momento, Egli stesso, il Signore, la dice a me in modo del tutto personale”, ha confessato rivolgendosi ai fedeli che riempivano il tempio più grande del cattolicesimo.

Tra questi c'erano i 41 Arcivescovi metropoliti di tutto il mondo nominati nell'ultimo anno, ai quali durante il rito ha consegnato il pallio, simbolo della loro comunione con il Papa.

Era presente anche una delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, un gesto con cui il Patriarca Bartolomeo I si unisce tutti gli anni al “giorno del Papa”, conferendo in questo modo all'incontro un chiaro carattere ecumenico.

Benedetto XVI ha spiegato come nell'ordinazione abbia compreso che Cristo “mi chiama amico”.

“Mi accoglie nella cerchia di coloro ai quali si era rivolto nel Cenacolo – ha affermato nell'omelia –. Nella cerchia di coloro che Egli conosce in modo del tutto particolare e che così Lo vengono a conoscere in modo particolare. Mi conferisce la facoltà, che quasi mette paura, di fare ciò che solo Egli, il Figlio di Dio, può dire e fare legittimamente: Io ti perdono i tuoi peccati”.

“Egli si confida con me: 'Non più servi ma amici'. Egli mi affida le parole della Consacrazione nell’Eucaristia. Egli mi ritiene capace di annunciare la sua Parola, di spiegarla in modo retto e di portarla agli uomini di oggi. Egli si affida a me”, ha proseguito sintetizzando a distanza di sei decenni l'emozione della sua prima Messa.

Questa evocazione è poi diventata una supplica umile e molto personale: “Signore, aiutami a conoscerti sempre meglio! Aiutami ad essere sempre più una cosa sola con la tua volontà! Aiutami a vivere la mia vita non per me stesso, ma a viverla insieme con Te per gli altri! Aiutami a diventare sempre di più Tuo amico!”.

Il Papa ha avuto la gioia di poter celebrare questo anniversario con suo fratello, monsignor Georg, musicista che per anni ha diretto i piccoli cantori della Cattedrale di Ratisbona (Domspatzen).

La musica sacra è stata il sottofondo del loro incontro nel Palazzo Apostolico, aiutandoli a rivivere più intimamente il giorno più importante della loro vita.

Benedetto XVI: il giogo di Cristo è dolce ma esigente

Ieri, 30 giugno, 41 Arcivescovi hanno ricevuto il simbolo dell'unione con Pietro.
Benedetto XVI ha ricordato, nel giorno della festa dei Santi Pietro e Paolo, ai 41 nuovi Arcivescovi che il giogo di Cristo è d'amicizia, ma è anche esigente e “plasma”.

Ogni anno, in questa festa, i nuovi Arcivescovi della Chiesa (o coloro che erano già Arcivescovi ma che sono stati designati a nuove Arcidiocesi) ricevono il pallio, una fascia circolare che porteranno sulle spalle, segno di comunione con il Papa. Questo mercoledì la celebrazione è stata ancora più importante visto che il Pontefice celebrava il suo 60° anniversario di ordinazione sacerdotale.

Dopo una profonda riflessione sul suo sacerdozio e sulle lezioni di sei decenni, il Vescovo di Roma si è concentrato sulle parole di Cristo “Non vi chiamo più servi ma amici” e si è rivolto a quanti ricevevano il pallio.

Brasile e Stati Uniti sono le Nazioni che hanno il maggior numero di Arcivescovi, rispettivamente sette e quattro, anche se due degli Stati Uniti sono nati in Messico.

Il pallio, ha detto il Papa, “può ricordarci innanzitutto il giogo dolce di Cristo che ci viene posto sulle spalle. Il giogo di Cristo è identico alla sua amicizia. È un giogo di amicizia e perciò un 'giogo dolce', ma proprio per questo anche un giogo che esige e che plasma. È il giogo della sua volontà, che è una volontà di verità e di amore”.

Il Santo Padre ha sottolineato che il pallio è fatto di lana: “ci ricorda così il Pastore diventato Egli stesso Agnello, per amore nostro”.

“Ci ricorda Cristo che si è incamminato per le montagne e i deserti, in cui il suo agnello, l’umanità, si era smarrito. Ci ricorda Lui, che ha preso l’agnello, l’umanità – me – sulle sue spalle, per riportarmi a casa”.

“Ci ricorda in questo modo che, come Pastori al suo servizio, dobbiamo anche noi portare gli altri, prendendoli, per così dire, sulle nostre spalle e portarli a Cristo. Ci ricorda che possiamo essere Pastori del suo gregge che rimane sempre suo e non diventa nostro”.

“Infine, il pallio significa molto concretamente anche la comunione dei Pastori della Chiesa con Pietro e con i suoi successori – significa che noi dobbiamo essere Pastori per l’unità e nell’unità e che solo nell’unità di cui Pietro è simbolo guidiamo veramente verso Cristo”, ha concluso.

ECCOCI MADRE, GUIDACI!


Mentre invitiamo a mantenere gli impegni quotidiani personali già presi, esortiamo per diventare “un cuor solo e un'anima sola” a mettersi in unione spirituale col Movimento in uno o più appuntamenti in modo costante.

Ore 7.30 Santo Rosario
Ore 12.00 Angelus (da Pasqua a Pentecoste Regina Coeli)
Ore 15.00 Coroncina della Divina Misericordia
Ore 17.20 Santo Rosario
Ore 17.40 * 18.40 (ora solare-ora legale) Apparizione della Vergine Santissima a Medjugorje
Ore 20.30 Santo Rosario
Ore 24.00 Santo Rosario
Ore 3.00 Coroncina della Divina Misericordia

Mercoledì e Venerdì: Digiuno a pane ed acqua. Per chi non può non un fioretto ma un "fiorone"... e comunque sempre digiuno dal peccato!

Terminiamo ripetendo sempre:
Maria, Regina della Pace e del Movimento, Madre mia: totus tuus!